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LIBRO PRIMO — 1744. 65

tendo la necessità del presente, apprestata una fronte a trattenere gli Alemanni, sollecitava le altre schiere e le artiglierie; quando impetuoso temporale arrestò gli uni; e Carlo, in quel mezzo, volgendo cammino, ridusse gli altri tamultuariamente a Velletri, contento di accampare in luogo forte, e al nuovo giorno prender consiglio dalle posizioni del nemico e dagli eventi. Ed agli albori del nuovo di, mandate intorno ke scolte, collocò l’esercito in ordinanza; e udito che il nemico avanzava, dispose l’animo suo e de’ suoi a combattere. Apparvero sopra i monti le prime armi Alemanne; ed altre ad altre succedendo, l’oste intera si spiegò in linea. Ma Lobkowitz, numerate dall’alto le schiere nemiche, vista l’asprezza del terreno, pensando che la cavalleria, suo maggior nerbo, non potrebbe operare fra quelle valli, sentì venir manco l’ardire e pose le sue genti a campo, munito di artiglierie, impedimenti e trinciere, Il re seguì l’esempio. Quella terra poco innanzi designata per dar battaglia, videsi coperta di accampamenti; e tornò lenta la guerra, sperando, come da principio, Lobkowitz ne’ tumulti, Carlo nel tempo.

XLIII. La città di Velletri siede in cima di un colle, intorno al quale scende il terreno in ripide pendici, coltivate ad oliveti e vigne. Nel fondo di ogni valle, che sono tre, scorre piccolo torrente: e poi le convalli verso il settentrione e l’occidente, salendo più ardite per succedenti rupi e montagne, hanno termine al monte Artemisio, quattro miglia, o più, lontano da Velletri. Il campo di Carlo aveva il corno destro incontro al detto monte, il sinistro verso la porta che dicono Romana, il centro nella città: la fronte del campo era guardata più che munita: poco indietro a lei, sul colle de’ Cappuccini, stavano disposte a parco militare macchine, artiglierie; ed accampate molte squadre per soccorso e sostegno della prima fronte: campi minori succedevano, sia per guardia di alcun luogo, sia per comoda stanza dei soldati; così ordinate le cose che in breve tempo e per segni tutto l’esercito sarebbe in armi. Una fonte perenne che abbelliva la piazza della città e rallegrava gli abitanti mancò perchè il nemico, rompendo i canali, deviò l’acqua; ed il campo scarsamente ne aveva, con fatica e per guerra, da piccola vena scavata nel fondo di una valle, tre miglia lontano dalla città. Le vettovaglie abbondavano, provvedendole a Carlo largamente l’amore de’ soggetti.

L’esercito contrario accampato negli opposti monti spiava tutta l’oste del re, numerava gli uomini, le armi, stava coperto dalle montuosità del terreno: abbondava d’acqua, scarseggiava di viveri, benchè Roma ed altre città fruttassero a lui. Le posizioni più valide non vantaggiavano Lobkowitz, che per assaltare il campo nemico dovea portar le schiere nel fondo delle valli dominate da esercito più

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