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LIBRO PRIMO — 1738. 53

Rallegrava i due sposi gioventù di entrambo, regno felice, cuor pio, sacro nodo, piaceri vicini ed innocenti: ella riverente e lieta inchinò il re, che sollecitò a rilevarla, col nome di sposa e di regina la strinse al seno. Venuti nella città il 22 di giugno, differirono la cerimonia dell’ingresso al 2 di luglio. Nel qual giorno Carlo instituì l’ordine cavalleresco di San Gennaro, che ha per insegna la croce terminata nelle punte da gigli, e in mezzo d’essa la immagine del santo in abito vescovile, col libro del vangelo, le ampolle del martirio, e ’l motto, In sanguine fœdus: pende la croce da una fascia di color rosso. Il re è gran-maestro; sessanta i cavalieri scelti per antica nobiltà e presente grandezza. Sono statuti dell’ ordine: Portar fede alla cristiana cattolica religione; serbare al re inviolabile fedeltà; udir la messa ogni dì; comunicarsi nel giorno del precetto e nel festivo del santo; far celebrare, alla morte di un cavaliere dell’ordine, solenne messa, e recitare l’uffizio de’ morti, e prendere la comunione; frequentare la cappella del santo; non fare, non accettare disfide a duello. E dipoi Benedetto XIV aggiunse per ogni cavaliere l’assoluzione piena de’ peccati, la successiva continua remissione nei dì miracolosi del santo tre volte l’anno, le plenarie indulgenze alla visita di tre chiese o altari; qualche dispensa dalle discipline del magro. Statuti e concessioni più convenienti a congreghe devote che ad ordine cavalleresco.

Poco prima dell’ordine di San Gennaro era stato fondato l’ordine militare di San Carlo, designando la stella, gli statuti, le vesti, gli uffici. Non però furono eletti i cavalieri, nè allora nè mai più; e non si vide l’ordine figurato nello scudo della corona. Io non ho saputo se la dimenticanza nascesse da ragione di stato o da incostanza, veramente insolita, di Carlo.

Questo re, pio di coscienza e di pratiche, inchinava in quel tempo alla Chiesa così per suo talento come per arte di governo. E poichè le ecclesiastiche riforme sono le opere più onorevoli e sorprendenti di lui, uopo è che io le descriva dal principio alla fine. Non è già incredulo re, o re largo di coscienza che abbassi la pontificale superbia: ma l’infante don Carlo che nella chiesa di Bari, vestendo abito canonicale, offizia tra canonici nel coro, che vestito d’umile sacco lava nella chiesa de’ Pellegrini i piedi al povero; che serve a messa per acquistarne le indulgenze; che ogni anno modella e compone di sue mani le figure e La capanna del natale di Cristo; che crede alla santità vivente del padre Pepe gesuita e del padre Rocco domenicano, frati scaltri ed ambiziosi.

XXXIII. Ho detto innanzi, che il pontefice Clemente XII temporeggiò fra le parti spagnuola ed alemanna, finchè incerta pendeva la fortuna, aspettando per favorire il favorito da lei. L’anno 1735, nel dì solenne di san Pietro, Carlo, già conquistatore sicuro e pos-