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52 LIBRO PRIMO — 1735.

ciali, due commercianti) e di un presidente scelto tra i primi della nobiltà: il qual tribunale rivedeva in appello le sentenze de’ consoli, decideva le gravi quistioni di commercio, e perchè inappellabile, era detto supremo. Fece leggi per i fallimenti tanto severe che si direbbero tiranniche, se non attestassero le fraudi enormi e la corruzione de’ commercianti. Altro magistrato col nome di Deputazione di Sanità vegliava a’ contagi, a’ lazzeretti, a’ pericoli della salute pubblica per leggi tanto sagge quanto dava la scienza di quei tempi. Se dunque in un libro fossero state con ordine registrate le disposizioni legislative che sparsamente si leggono in molti dispacci e prammatiche, avremmo avulo un codice di commercio, pieno, finito, e ’l vanto di precorrere di mezzo secolo gli altri stati d’Europa. Carlo fondò anche un collegio detto Nautico; e per esso fu migliorata e prescritta la costruzione delle navi, formato il corpo de piloti, istruiti gli artefici e i marinari. E, come allro mezzo di commercio e d’industria, chiamò gli Ebrei; tollerati ne’ passati secoli, poi molestati dalla ignoranza della plebe, indi scacciati per decreto di Carlo V. L’editto di Carlo Borbone era umano ed esemplare: concedeva sicurtà, libera professione di coscienza, libero commercio, diritti di cittadini, domicilio prefisso nella città non ad oltraggio come in altri regni cristiani ma per più comoda e libera dimora. Ne vennero in gran numero, con grandi ricchezze, poi dirà questa istoria quali sorti ebbero e qual fine.

L’effetto delle riferite leggi fu sollecito; però che i nostri porti si frequentavano da navi straniere, e i nostri mercati da merci, ma la bandiera napoletana poco navigava ne’ mari altrui per gli errori della nostra interna amministrazione. Le mercanzie nostre erano i frutti della terra che l’annona serrava e marciva nelle canove: ogni vento, ogni meteora facevano temere scarsezza di alcun prodotto; e s’impediva uscire le biade, gli olii, il vino, sole materie che ci abbondino. Era dunque necessità sostenere il nostro commercio col danaro; ed il governo, ciò visto, e credendo alle fallacie della bilancia commerciale, giudicò dannoso il traffico esterno, e valevole a ristorarsene gravar la entrata delle merci con dazii esorbitanti, che registrò in alcune ordinanze dette tariffe doganali. Ignorava che tali dazii si pagano da’ consumatori; ma presto vide crescere il prezzo delle cose; venir più caro il vivere, scemare i valori produttivi, dechinare l’industria, scadere le ricchezze.

XXXII. Fra le descritte cure, Carlo, nell’anno 1738, strinse matrimonio con Amalia Walburga figlia di Federico Augusto re di Polonia, giovinetta che non compiva quindici anni, modesta, e di costumi pura e devota. Riverita nel viaggio per la Germania, venerata dalle corti d’Italia, giunse a Portella, nostro confine, dove incontrossi al re sotto magnifico padiglione fra pompe a lei nuove.