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44 LIBRO PRIMO — 1734.

ajuti di Alemagna; o, quando in tutto fosse stata avversa la sorte, dovea combattere sotto le mura di Pescara, sostenuto da una fortezza, da un presidio e dal fiume. Se a’ maestri di guerra fosse dato lo scegliere le parti del Montemar o del Belmonte, nessuno forse prenderebbe quelle che furono vincitrici; e perciò venne al Belmonte mala fama, non meritata, d’infedeltà, come calunnia spargeva; ben dovuta d’ignoranza. Caddero senza guerra, per il solo romore della battaglia di Bitonto, i castelli delle Puglie, eccetto Brindisi e Lecce. Buona schiera di Spagnuoli si avviò per gli Abruzzi; Montemar con le altre squadre tornò in Napoli; dei prigionieri alemanni tremilacinquecento passarono agli stipendii di Carlo; nuovi soccorsi d’uomini, di navi e d’armi venivano di Spagna e di Toscana. I principii di regno erano tuttodì più felici, e perciò nuove feste nella città. Giunto il Montemar, andò alla reggia, ed il re, sedendo a tavola di stato pubblica, siccome era costume, fece col piglio liete accoglienze al vincitore, il quale, decoroso e modesto, rispondeva con gl’inchini alle grazie. Ed allora Carlo in idioma spagouolo dimandò (come si usa quando manca subbietto al discorso) Che nuove abbiamo, Montemar? E quegli: «Che i vostri nemici han dovuto cedere alle vostre armi; che tutti, o estinti o prigioni, onorano la vittoria; che le vostre schiere combatterono con egual valore, ma furono più invidiate le Vallone.» I circostanti, maravigliando il debole richiedere del re, ammirarono il bel rispondere del conte. Al quale nel seguente giorno il re diede premii, onori, titolo di duca, e comando perpetuo del Castelnuovo. Dipoi fece alzare nel campo di Bitonto salda piramide, scrivendo nel marma la felicità della battaglia, sotto qual re, con quali armi, per qual capitano: monumento che, dopo i racconti della istoria, rimane segno di superbia non di virtù.

Cederono alle armi spagnuole, l’un dietro l’altro, tutti i castelli del regno; e le piccole guernigioni alemanne passarono a servir Carlo. L’isola di Lipari, minacciata da navi spagnuole, accettò lieta il nuovo dominio. Le sole maggiori fortezze, Pescara, Capua, Gaeta, resistevano. Ma il di 29 di luglio Pescara capitolò: le sue fortificazioni, benchè del genere moderno, difettano nella giacitura, nel rilievo, nelia mancanza di opere esteriori; e sebben tali resisterono a lungo assedio, nè il generale Torres abbassò la bandiera imperiale prima che fosse aperta larga breccia e tanto agevole da uscir per essa con la guernigione: onore che ottenne in mercede di virtù, sempre dal mondo, e vieppiù da nemici ammirata in guerra. Oltre alle riferite cose, un’altra di quello assedio è memorabile.

XXVI. E quasi ne’ medesimi giorni, a 6’ di agosto, la fortezza di Gaeta si arrese. Giova nelle storie presenti andar ripigliando alcune vecchie memorie, ehe senza tai ricordi rimarrebbero peregrine