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36 LIBRO PRIMO — 1734.

innocenti; figlio di re proclive alla guerra e di regina inisaziabile d’imperii e di grandezze, avido di maggior signoria che i ducati di Toscana e di Parma, ajutato all’impresa ma copertamente da papa Clemente XII, non dubitava delle sue ragioni sopra le Sicilie per lo antico dominio de’ re di Spagna, e ’l più recente del padre; impietosiva de’ popoli siciliani, che nella reggia di Filippo si dicevano più del vero travagliati dal governo di Cesare, Perciò ragioni, religione, pietà, proprio interesse, lo spingevano a quella impresa. Il buono ingegno, ch’ebbe nascendo, gli era stato tarpato dagli errori lella corte: aveva per natura cuor buono, senno maggiore della età, sentimento di giustizia è di carità verso i soggetti, temperanza, desiderio di grandezza, cortesia nei discorsi: piacevole di viso, robusto e grande di persona, inclinato agli esercizii di forza ed alle arti della milizia.

XX. Mentre le sehiere spagnuole si adunavano ne’ campi di Siena e di Arezzo, ed il navilio di Spagna trasportava soldati, cavalli, artiglierie, l’Infante convocò in Parma i generali più ilustri per fermare i consigli alla spedizione di Napoli. Poscia, nominata una reggenza, e promulgate le ordinanze per buon governo di quegli stati, si partì secondato da’ voti del popolo e da tutte Je specie della felicità. Rivide Firenze, visitò il cadente ed ultimo gran duca mediceo Gian Gastone, traversò Siena ed Arezzo, rassegnò in Perugia, nel marzo di quell’anno 1734, tutte le forze che gli obbedivano; sedicimila fanti e cinquemila cavalieri, genti de’ regni della Spagna, d’Italia e di Francia, le reggeva in guerra Montemar; e militavano, fra i più chiari, un duca di Bervik del sangue de’ re Britanni, il conte di Marsillac francese, molti grandi della Spagna, e ’l duca d’Eboli, il principe Caracciolo Torella, don Niccolò di Sangro, napoletani. L’infante don Carlo in quella rassegna, seduto, intorno era circondato di numerosa corte, splendida per ricche vesti ed insegne: vi si notavano il conte di Santo-Stefano già precettore, ora consigliero dell’Infante, il principe Corsini nipote al papa, il conte di Charny di sangue regio, cento altri, almeno, duchi e baroni: e fra loro, con semplice vestimento e modestia toscana, Bernardo Tanucci, l’anno innanzi avvocato in Pisa e professore di giuspubblico, ingraziatosi a Carlo per la eccellenza nelle arti sue, nominato auditore dell’esercito spagnuolo, e negli affari civili di regno consigliero gradito. I suoi futuri successi mi traggono a dire ch’egli nacque in Stia, piccola terra del Casentino, da poveri genitori, l’anno 1698; dotato d’ingegno da natura e dagli studii accresciuto, libero pensatore de tempi suoi, quando era libertà contrastare alle pretensioni papali. Così egli in Pisa; e quale poi fosse in Napoli, sollevato a primo dei ministri di Carlo dirò a suo luogo.

Dopo la rassegna di Perugia, l’esercito mandato verso Napoli fu