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28 LIBRO PRIMO — 1724.

la dolcezza, la mansuetudine, la benignità de’ santi inquisitori: e incontro a sensi tanto umani e pietosi le malvagità, la irreligione, la ostinatezza de’ due colpevoli. Poi dicevano la necessità di mantenere le discipline della sacrosanta cattolica religione, e spegnere lo scandalo, e vendicare lo sdegno de’ cristiani.

Il dì 6 di aprile di quell’anno 1724, nella piazza di Sant’Erasmo, la maggiore della città di Palermo, fu preparato il supplizio. Vedevi nel mezzo croce altissima di color bianco e da’ lati due roghi chiusi, alto ciascuno dieci braccia, coperti da macchina di legno a forma di palco, alla quale ascendevasi per gradinata; un tronco sporgeva dal coperchio di ogni rogo; altari da luogo in luogo, e tribune riccamente ornate stavano disposte ad anfiteatro dirimpetto alla croce; e nel mezzo, edificio più alto, più vasto, ricchissimo di ornamenti per velluti, nastri dorati ed emblemi di religione. Questo era per gl’inquisitori; le altre logge per il vicerè, l’arcivescovo, il senato; e per i nobili, il clero, i magistrati, le dame della città: il terreno per il popolo. A’ primi albori le campane sonavano a penitenza: poi mossero le processioni di frati, di preti, di confraternite, che traversando le vie della città, fatto giro intorno alla croce, si schierarono all'assegnato luogo. Popolata la piazza sin dalla prima luce, riempivano le tribune genti che a corpi o spicciolate, con abiti di gala, venivano al sacrifizio, era pieno lo spettacolo; si attendevano le vittime.

Già scorso di due ore il mezzo del giorno, mense innumerevoli ed abbondanti cuoprirono le tribune, così che la scena preparata a mestizia mutò ad allegrezza. Fra quali tripudii giunse prima la misera Geltrude, legata sopra carro, con vesti luride, chiome sparse e gran berretto di carta che diceva il nome, scritto con dipinte fiamme d’inferno. Convojavano il carro, tirato da bovi neri e preceduto da lunga processione di frati, molti principi e duchi sopra cavalli superbi; e dietro, cavalcati a mule bianche, seguivano i tre padri inquisitori. Giunto il corteggio, e consegnata la donna ad altri frati domenicani e teologi per le ultime e finte pratiche di conversione, ricomparve corteggio simile al primo per il frate Romualdo: ed allora gl inquisitori sederono nella magnifica ordinata tribuna.

Compiute le formalità, bandito ad alla voce l’ostinato proponimento de’ colpevoli, lette le sentenze in latino, prima la donna salì al palco; e due frati manigoldi la legarono al tronco, e diedero fuoco alle chiome, imbiottate innanzi di unguenti resinosi acciò le fiamme durassero vive intorno al capo: indi bruciarono le vesti, anch’esse intrise nel catrame, e partirono. La misera rimasta sola sul palco, mentre gemeva e le ardevano intorno e sotto i piedi le finmme, cadde col coperchio del rogo, e scomparso il corpo, rimasero a’