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328 LIBRO QUINTO — 1805.

vernati dalla sfrenata potenza di re nemico è la miseria estrema di un popolo.

Per lo editto dell’imperatore Francesco entrarono a Vienna i Francesi, quasi amici, nel giorno 18 di novembre, e le milizie viennesi guardavano i posti interni della città, e per fino le stanze dove l’imperator nemico albergava. Nel giorno medesimo l’avanguardo francese valicò il Danubio, e tutta l’oste nei seguenti giorni procedè verso di Olmutz, dove unito e possente stava l’esercito austro-russo. L’imperatore Alessandro tra le file dei soldati andava rammentando il facile trionfo dei popoli del settentrione sopra genti molli per natura e per uso, guerreggianti nel verno sotto cielo inclemente; ma più fiero il generale Kutusow prediceva poca gloria alle bandiere dei Russi, perchè al primo vederle fuggirebbe il nemico. Pronti così ad assalire stavano sessantacinquemila Moscoviti, diciottomila Alemanni, che il dì 28 dello stesso novembre mossero da Olmutz ad affrontarsi ai Francesi; ma questi non vinti retrocederono per comando di Bonaparte, il quale aspettava l’arrivo di altre legioni, e cercava terreno meglio adatto a dar giornata. Mai Francesi, giunti ai campi di Austerlitz il giorno 1 del dicembre, fermarono; e i due eserciti, però che la notte era vicino, apprestarono la battaglia per il dì vegnente. Quel terreno, acconcio a grandi geste di guerra, aveva pianura per i cavalli, colline l’une all’altre addossate, dicevoli alle arti della tattica, e laghi, e boschi, e impedimenti, venture a chi vince. Sorgeva in mezzo della linea dei Russi, a cavaliero, il colle detto Pratzen le cui pendici si perdono ne’ piani del diritto lato e negl’impedimenti del sinistro; l’occupavano i Russi, e nella notte i numerosi fuochi mostravano che vi accampassero molte genti. Ma nel mattino, movendo le schiere, non misurato il tempo, restò sguernito e quasi vuoto quel poggio, mentre le colonne russe dell’ala manca s’ingombravano nei viluppi detti di sopra, e le altre della diritta si spiegavano alla pianura in ordinanza di battaglia. Bonaparte, visto l’errore del nemico, facendo avanzare a corsa tre legioni, e comandando che in tutta la linea fossero gli Austro-Russi assaliti, disse a’ circostanti già vinta, benchè appena cominciata, la battaglia; e difatti rotta nel Pratzen la debole ordinanza nemica, furon le due ale battute in fianco ed a fronte. Il corpo maggiore dei Russi, quel di sinistra, formato in colonna, rattenuto nella fronte, impedito a spiegarsi dai muri e laghi e impacci stava a segno di strage sotto le artiglierie francesi, e più era in loco disciplina e valore, più erano le morti; ma infine per naturale istinto di vita si scomposero gli ordini, e ciascuno a proprio senno cercava salute fuggendo. Erano gelati due laghi, ma debolmente da non sostenere nè cavalli nè uomini, pure disperazione o necessità fece a