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LIBRO QUINTO — 1805. 325

Mack esperto alle teoriche ed a’ campi, poteva eseguire il cambiamento e presentarsi intero al nemico; colui, non credente per molti giorni alle annunziate mosse de’ Francesi, quindi attonito e smarrito, tramutò le schiere, le confuse, le disgregò; e l’oste intera francese, nel procedere, incontrava spicciolati i Tedeschi incapaci il ritirarsi in buon punto o soccorrersi tra loro, perchè mancavano in quella nuova ordinanza tutte le parti della scienza difficile della guerra. Il dì 6 d’ottobre cominciarono i combattimenti, e durarono cinque giorni sempre vincitori i Francesi; nè veramente per maggior valore, ma per numero assi più grande, come ho dimostrato, e per ordini serrati contro genti divise. La fortezza di Memminingen cadde in un giorno; legioni intere deposero le armi; artiglierie, munizioni, canove abbondanti furono prese; solamente nella fortezza e ne’ dintorni di Ulma erasi accolto sotto lo stesso Mack e l’arciduca Ferdinando numero considerevole di soldati, ma quasi accerchiato dalle squadre francesi. A queste infelici strette, per li ignavia di un solo, fu ridotta la fama ed il valore degli Alemanni.

Per successivi combattimenti, tra’ quali fu sanguinoso quello di Elchingen, i marescialli Soult, Marmont e ’l principe Murat, occupati gli sbocchi d’Ulma, chiusero la fortezza. L’arciduca Ferdinando, vergognoso di patire assedio e andar prigione a’ Francesi, uscì tacitamente, e con quattro squadroni di cavalli per vie deserte cercò ingannare o vincere i posti francesi, e riuscì per celerità di cammino e per arditi scontri a ripararsi con pochi seguaci nella Boemia. Il generale Mack in Ulma aspettava gli assalti del nemico, ma giunse araldo di pace che lo pregava evitar battaglie inutili e disperate. Ed entrando in parlamenti, quel capitano tedesco, inabile a’ trattati quanto alla guerra, cedè la fortezza e diessi prigioniero col presidio e con l’esercito accampato intorno; vent’ottomila fanti, duemila cavalli, sessanta cannoni, quaranta bandiere, magazzini traboccanti. Altra capitolazione fece abbassare le armi al corpo del generale Verneek, prima vinto, quindi accerchiato dalle legioni del principe Murat. E per terza capitolazione furono dati a cavalieri dello stesso Murat numero grande di carri che andavano a convoglio sotto scorta di fanti e di cavalli: Murat fra i luogotenenti dell’imperatore fu il primo favorito della fortuna. E così nel breve giro di due settimane (da che fu detta la guerra de’ quindici giorni) un esercito alemanno di cento mila soldati fu debellato, numerandosi di esso sessantamila prigioni, tra quali ventinove generali, il generale supremo, duemila uffiziali e poche migliaja di morti o feriti, molti dispersi e quindicimila spicciolati e fuggiaschi verso Vienna per unirsi a’ Russi che già spuntavano in Moravia. La gioja ne campi francesi fu grande; l’imperatore narrando le