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LIBRO QUINTO — 1805. 321

corre que’ fuggitivi; ponendo a rischio la propria vita per salvarla a’ Francesi, non più nemici ma uomini commiserevoli. Così pochi scamparono; saltarono gli altri col vascello allo scoppio delle polveri.

L’ammiraglio spagnuolo Gravina guerreggiò con virtù pari alle virtù più conte, e benchè ferito a morte stava sulla piazza del vascello ai pericoli ed al comando. E pure egli moribondo, meno infelice di Villeneuve che su la capitana il Bucentoro, spezzati gli alberi, le vele, il timone, e immobile il vascello disarmato perchè le artiglierie rotte e cadute, circondate di pochi viventi e di molti morti o feriti, lui non ferito veggente le sue miserie, cercò un palischermo che lo menasse sopra altro legno ancora combattente; ma i palischermi del suo vascello erano stati nella guerra disfatti, ed egli a maggior martirio, abbandonato come certa preda, non poteva combattere nè morire fuorchè di morte volontaria, vergognosa in guerra per chi ne regge l’impero. Andò preso il Bucentoro con altri sedici vascelli, e prigioniero l’ammiraglio con quanti restavano sopra quelle navi. Nè fu allegra la vittoria per gl’Inglesi che videro uccisi oltre due migliaja dei loro prodi, e i proprii legni guasti, e dei legni predati due soli capaci di entrare in porto rimorchiati. E maggiore di ogni perdita fu la morte dell’ammiraglio Nelson, primo capitano di mare per eccellenza d’arti e per ardimento e fortuna: morì su la capitana il Victory di palla di spingarda; beato perchè in tal punto che la vittoria era certa. Gravina finì delle sue ferite nel porto di Cadice. E Villeneuve, tornando dalla prigionia d’Inghilterra, vergognoso delle disfatte, quando fu su la terra di Francia, si aperse il seno di molte ferite e spirò. Fu questo il luttuoso fine della battaglia di Trafalgar, data in mal punto, senza scopo di guerra.

La morte di Nelson e la memoria delle descritte cose m’invitano a compiere il racconto d’Emma Liona, la quale tornata dall’ambasciata di Napoli a Londra, l’anno 1800, viveva in campagna, stanza opportuna agli studii del cavalier Hamilton, e seco l’ammiraglio Nelson, ritirato dal servizio d’armi per pigliar riposo de’ travagli e delle ferite. Nacque in quel tempo da Emma una bambina cui pose nome paterno di Nelson, dispregiando sè stessa, la dignità del marito, la fama dell’amante. E quando per i pericoli della gran Bretagna fu Nelson richiamato a comandare il maggior navilio, Hamilton morì, lasciando milady ricca di danari e di terre. Nelson donò a lei villa bellissima con vasti campi, dov’ella viveva alle cure della fanciulla; ma quando fu morto Nelson, ella isolata, esposta a’ ritorni terribili della fortuna, contrastata nel possesso de’ doni degli eredi d’Hamilton e di Nelson, spregiata e abborrita, non sostenne la mutata scena e passò con grandi ricchezze e con la fanciulla in

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