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302 LIBRO QUINTO — 1800.

arricchì di prede la repubblica; la terza, sotto Mounier debellò gli Aretini, e con guerra fiera come civile prese di assalto la città di Arezzo e ’l castello. I quali combattimenti cessarono dopo alcuni giorni per la piena sommissione della Toscana, mentre dall’alto e dal sicuro guardavano lo scompiglio del bel paese i concitatori inglesi, alemanni e napoletani. A Dupont succedè Miollis; il generale Sommariva raccolse intorno Ancona i suoi Tedeschi.

Ordinamenti più vasti avevano gli eserciti nella Italia oltra Po. Il generale Brune accampava in battaglia settantamila soldati tra quel fiume e il lago d’Idro; altrettanti Tedeschi o poco meno accampavano tra lo stesso Po e il lago di Garda, in linee oltrachè forti per natura, munite di trinciere e di ridotti, tra i balovardi di Mantova, Peschiera, Legnago, e con poderoso navilio nelle acque di Garda. Il generale Macdonald conduceva ottomila Francesi per i monti del Tirolo, tragitto non men difficile de’ portentosi che ho descritti alla discesa in Italia di Bonaparte. Ognuno dei due eserciti poteva muovere; ma Brune aspettava che Macdonald giugnesse al piano, e Bellegarde che l’esercito napoletano si avanzasse verso Romagna e Toscana. I Francesi ruppero gl’indugi, però che sapendo la vittoria dell’esercito compagno sul Reno tumultuavano del desiderio d’imitarlo per bella gara ed impazienza di gloria. Quindi, Brune, al 25 del dicembre, fatto passare il Mincio a Molino, impegnò battaglia nel villaggio detto Pozzolo che durò sanguinosa dal primo mattino a notte piena: la vinsero i Francesi, rara felicità, però che stando lontano il generale supremo, i luogotenenti combattevano, diresti, meno per sè stessi che in ajuto al compagno, e ne uscì gloria comune e grandissima.

Nel dì vegnente in altro punto, in Monzanbano, Brune egli stesso, ajutato da caligine densa che lo nascondeva, tragittò sopra due ponti esercito poderoso; ed in nuova battaglia meno dubbia della prima e meno fiera, fu vincitore; l’esercito tedesco mostrandosi verso l’Adige, lo passò. Intanto che Maedonald scalando i monti de’ Grigioni, traversando i fiumi nelle loro fonti, abbatteva l’ala diritta degli Alemanni. Mantova e Peschiera, isolate, disperarono di ajuto; cominciò di Peschiera l’assedio, di Mantova il blocco. Così durando le fortune de’ Francesi non bastò l’Adige ad arrestarli; ed il generale tedesco Laudon schivò la prigionia, simulando al generale nemico un fermato armistizio, che due giorni appresso (quasi la fallacia presagisse il vero) fu conchiuso in Treviso.

Per esso gl’imperiali cedevano della Italia tutto fuorchè Mantova; ma scontento della esclusione il primo consolo, denunziate per il più vicino termine le ostilità, fu dato a’ Francesi, per nuovo patto in Luneville, quell’ultimo resto delle passate vittorie alemanne. Le armi restarono sospese, aspettando di posarle per la