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300 LIBRO QUINTO — 1800.

gli nella reggia. Piegava alla pace l’imperatore, ma si opponeva Thugul suo ministro, nato plebeo, salito per ingegno ed ostinato volere ai primi offici, nemico ai Francesi, odiato dai grandi dell’aula e della città, ma potentissimo ed obbedito. Lo secondavano per la guerra il ministro inglese lord Minto, e la passionata regina di Napoli, giunta a Vienna in mal punto, perchè arrischiata consigliera nel più grave negozio dello stato; lord Minto assicurando gli ajuti promessi nel fresco trattato del 12 di giugno, e la regina Carolina offerendo muovere un esercito di Napoletani, che unito ai Tedeschi della Romagna e della Toscana assalirebbero a dosso l’oste francese; l’uno e l’altra rammentando che alla fin fine Melas accampava su le sponde del Mincio sessantamila soldati, ed aveva per sè le fortezze di Mantova e Peschiera. Lord Minto così consigliava per dar potenti alleati all’Inghilterra, e così la regina per antico sdegno implacabile nelle buone venture o nelle male. Potè quindi la sentenza di guerra.

Ma l’imperatore austriaco scrisse lettere di sua mano al primo console, non ben chiare per la guerra o per gli accordi; e soggiungendo: «Confidate in tutto ciò che dirà il conte di Sangiuliano mio ambasciatore, avvegnachè ratificherò quanto egli avrà fatto.» Il conte, giunto a Parigi, e sei giorni dopo l’arrivo entrando in negoziati col ministro francese Talleyrand, fermarono i preliminari della pace sopra le basi di Campoformio. Se ne allegravano il primo consolo e la Francia, quando il generale Duroc, spedito a Vienna in ambasciata, fu trattenuto a’ confini dell’impero; annullati i preliminari di pace dall’imperatore e rivocato il conte di Sangiuliano confinandolo per pena in Transilvania; se mancasse agli avuti carichi l’ambasciatore, o alla promessa fede il mandante, va incerto ancora. Bonaparte disse ingannati sè, la Francia, la fede pubblica; e intimando la guerra in Italia e in Alemagna per il 10 settembre, movendo le schiere accampate, altre aggiungendone, mandato in Isvizzera novello esercito, provvedendo armi e vettovaglie, concitò col braccio smisurato della sua possanza tutto il paese tra il Po e il Reno, La casa austriaca ne intimorì, e dichiarando al primo console che i suoi legami con l’Inghilterra impedivano ch’ella trattasse divisamente, propose novelle conferenze per conchiuder pace più larga fra i tre potentati. Bonaparte o che, dotto de’ casi di fortuna, fuggir volesse i cimenti, o che dopo lunga rivoluzione e sanguinose discordie domestiche ed esterne sentisse quanto la Francia bisognava di quiete, o che volesse apparire al mondo invincibile in guerra ma propenso alla pace, accettò le offerte, fermò nuova armistizio ad Hohenlinden, e convennero gli ambasciatori austriaci, inglesi e francesi nella città di Luneville. Giovavano all’Austria le induge per adunare nuove milizie, e rassicurare gli animi delle