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LIBRO PRIMO — 1701. 21

corsi d’armi, furono i disegni della congiura. I congiurati (quasi tutta la nobiltà del regno) divisero le cure e i pericoli della impresa.

Ma nuovi avvenimenti ruppero le dimore, Lettere del cardinal Grimani ambasciatore di Cesare a Roma, scritte ad un congiurato, e per avviso del duca di Uzeda, ivi ministro di Filippo V. intercette dal vicerè, gli rilevarono esservi congiura, lasciandone oscure le fila e lo stato. Perciò di ogni cosa sospettoso vegliava l’interno della casa, mutava le usanze di vita, radunava le sue poche milizie, spargeva esploratori tra’ nobili e nel popolo: compose e concitò la giunta degl’inconfidenti a punire, fece imprigionare il padre Vigliena teatino, fuggì il padre Torres gesuita, trepidavano d’ambe le parti i ministri del governo e i congiurati.

Questi alfine, o confidenti nella propria potenza, o sforzati dalle male venture a precipitare le mosse. levaronsi a tumulto il 23 di settembre. Non poterono uccidere il vicerè (morte concertata col cocchiere di lui e due schiavi) perchè quegli non uscì come soleva in carrozza: investirono il Castelnuovo e lo trovarono chiuso e guardato: le prime speranze della congiura fallarono. Ma dopo quelle mosse irrevocabili, trascinati dalle necessità del presente, confidando nella immensa forza di popolo sfrenato, andarono con bandiera di Cesare gridando il nuovo re, accrescendo il tumulto, atterrando le immagini di Filippo, ergendo quelle di Carlo, arringando la plebe nelle piazze, promettendo abbondanza e, secondo gli usi dispotici del tempo, impunità, favori e privilegi. Ne’ quali moti que’ nobili congiurati, per accrescersi potenza o per giovanile superbia, si chiamavano de’ nuovi titoli di principi e duchi patteggiati con Cesare.

Il dottore, Saverio Pansuti, altiero, dotto, facondo, congiurato e nella congiura eletto del popolo, salito sopra poggiuolo della piazza del mercato, popolosa e facile alle novità, chiamò col cenno le genti ad ascoltarlo: disse ch’egli era il nuovo Eletto, rammentò i mali del governo di Spagna, ingrandiva le speranze dell’impero di Cesare, magnificava le forze della congiura, prometteva doni e mercedi, pregava il popolo si unisse a’ nobili. Finita l’aringa, un uomo tra quelle genti, canuto di vecchiezza e plebeo, con voce alta parlò in questi sensi.

“Voi, Eletto, e voi, popolo, ascoltate. Sono molti anni che il mal governo spagnuolo fu da noi scosso, movendoci Masaniello popolano, Stettero i nobili o contra noi o in disparte, e spesso vennero ad aringare (come ora il nuovo Eletto) per ricondurci alla servitù, chiamandola quiete. Io, giovinetto, seguitai le parti del popolo, vidi le fraudi de’ signori, le tradigioni del governo, le morti date a miei parenti ed amici. Io vecchio ora che parlo, e assennato dal tempo, credo che in questa congiura di nobili debba