Pagina:Storia del reame di Napoli dal 1734 sino al 1825 I.pdf/307


LIBRO QUINTO — 1800. 297

Arona, di Piacenza, di Ceva, di Savona, di Urbino; e le fortezze di Coni, di Alessandria e di Genova saranno date a’ Francesi dal 16 ai 24 di giugno. Delle artiglierie che muniscono i su detti forti, le sole austriache saranno rese agl’imperiali;

Le schiere tedesche andranno libere in tre colonne, dal 16 al 26 di giugno, per Piacenza e Mantova, dietro al Mincio; i presidii delle cedute fortezze, nel più breve tempo, per il più breve cammino, le raggiungeranno;

Nessun cittadino sarà molestato per le sue politiche opinioni, sì da’ Francesi che da’ Tedeschi.

Il qual trattato fu eseguito. I presidii delle fortezze partivano, mormorando de’ capi vergognosi di aprir le porte senza guerra al nemico; i partigiani dell’Austria dicevansi traditi o miseri; nemmeno confortati dalla pietà o ammirazione del mondo, perchè la loro causa era tenuta interessata e servile. Genova lasciata da Massena il dì 5, rialzò le bandiere della repubblica il 24 dello stesso giugno; e al dì seguente arrivava navilio inglese con ottomila soldati, destinati a presidio della fortezza: ma perchè troppo tardi di poche ore, mancò all’Inghilterra balovardo fortissimo in Italia, ed il primo console accolse dalla maravigliosa battaglia di Marengo tutti i benefizii della vittoria, tutte le carezze della fortuna. Il castello Bard, sin dal 1° di giugno aveva capitolato col generale Chabran, e fatta libera la strada per la valle di Aosta, e libere le schiere assediatrici, che subito vennero ad accrescere l’esercito d’Italia; stavano ancora nel castello armi, viveri, presidio intero, e mura intatte; sì che il capitano Bernkopf, laudato ne’ primi giorni dell’assedio, mancò al finire. E così Bonaparte, stabilite le nuove linee dell’esercito, liberato d’ogni pericolo il territorio, ch’ei chiamava sacro, della Francia, riconquistata in un giorno la maggior parte d’Italia, ritornate a vita le repubbliche ligure e cisalpina, felice, fatale, andò in Francia; e là fece altlre cose mirabili che non spettando a noi di narrare, volgiamo a’ fatti di Napoli.

XVIII. La regina Carolina, sul finire del maggio, quando credè fissate le sorti d’Italia e vacillante l’odioso stato di Francia, andò a Livorno per passare, dopo la resa di Genova, in Germania, e patteggiare con l’imperatore nuovi dominii italiani, a ricompensa delle guerre sostenute e delle fatte conquiste negli stati di Roma. Intesa in Livorno e festeggiata con sacra cerimonia la caduta di Genova, si partiva; ma la inattesa guerra d’Italia la ritenne. Indi a pochi giorni, alle cinque ore della sera del 16 di giugno, ricevè il primo foglio di Melas, nunzio della vittoria di Marengo; e fatto cantare in chiesa inni di grazie, aspettando il secondo avviso, comandò che a qualunque ora della notte giungeva fosse destata dal sonno. E difatti a notte piena del giorno medesimo arrivò il messo;