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294 LIBRO QUINTO — 1800.

tenute lontane atcune legioni, altre allontanate, accampava dietro a Marengo con quindicimila cinquecento fanti, tremila settecento cavalieri. Fu perciò come sorpreso l’abilissimo capitano quando agli albori del dì 14 vide sboccare dalla Bormida sopra tre ponti colonne poderose di Tedeschi. Potea, volgendo cammino, schivar la battaglia; ma, con onta del nome, e concedendo al nemico ciò che più bramava, un varco per l’alta Italia: quindi accettarla, rivocare in fretta le distaccate legioni confidare nel valore delle presenti, nelle arti proprie, e nella fortuna, furono i suoi proponimenti. Formò in linea le poche genti, con ordini (che mai ne creda scrittore dottissimo di guerra) convenevoli al suo maggior bisogno, le ore; e correndo le file de’ soldati, accendendo il desiderio di gloria nuova col ricordo delle geste passate, concludeva: «E noi vinceremo se non mancherà tempo alla vittoria.»

Conobbe Melas per la opposta parte che stava nella rapidità la speranza del vincere; ma benchè l’esercito per tre ponti valicasse il fiume, poichè tragittava per una sola porta del campo, spese tre ore all’uscita. Assalirono Marengo con forze doppie de’ Francesi, e l’espugnavano, quando novelle forze accorsero al pericolo, e poi novelle agli assalti; così che nel mezzo del giorno fu necessità de’ Francesi lasciar Marengo, per rinnovare la guerra in altri luoghi della pianura. Non comportando il preso stile delle presenti storie descrivere a parte a parte l’andare, il ritorno, le venture, gli infortunii di ogni schiera di cavalieri o di fanti, solamente dirò che alla prim’ora dopo il mezzodì l’oste francese, abbandonando il campo, riducevasi alle colline; ed il nemico vicino e superbo gli faceva il ritorno sanguinoso e lento. Tutti i corpi francesi combattevano; le sole guardie consolari, ottocento fanti, trentosessanta cavalieri, stavano in riserva. Bonaparte spedì quei primi alla pianura; e là formati a quadrato, sostenendo gli assalti de’ cavalli, le offese de’ fanti, gli esterminii delle artiglierie, davano tempo alle proprie genti di riordinarsi; e somigliando, per la immobilità, a quadrato meno d’uomini che di mura, cbbe onorevole nome di castello di granito.

Poscia richiamati dal piano, scemati di numero non di animo, guerreggiavano in altro campo; ma già l’oste alemanna invadendo d’ogni parte i Francesi, confusero gli ordini, sparì la tattica, si combatteva alla spicciolata, la battaglia era vinta da’ Tedeschi; non rimanendo che superare gli ultimi sforzi di valor disperato. E però Melas, formando a colonne le sue genti, lasciati luogotenenti Ott e Zach a raccorre i frutti della giornata, andò in Alessandria per far nota al mondo con bullettini la battaglia, e per ordinare le imprese del vegnente giorno. Si stava intorno alle tre ore della sera, e durava il combattere: però che il primo console dal suo quartiere di San-