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LIBRO QUINTO — 1800. 291

secondo i bisogni; la durata, cinque anni. Gli uffiziali, scelti fra’ più distinti nello esercito della santa fede. A’ coscritti il foro speciale in cause criminali o civili; gli onori, le preminenze, le dignità usate nel regno; i premii secondo il merito ci servigi.

Era peso gravissimo a’ cittadini; e però il troppo di quella legge trattenendo il possibile, fallì le speranze, e fu cagione che ingiustizie e rapine si tollerassero nelle province e nella città; il solo beneficio che n’ebbe il governo fu il grido in Italia di nuovo e poderoso esercito, sotto di un re fra tutti nemicissimo della Francia. Ma non perciò si arrestarono le adunate schiere in Dijon, le quali anzi fecero cose mirabili, che io toccherò per sommi capi, inviando i bramosi di più saperne a’ racconti de’ generali Dumas e Iomini, il primo de’ quali scrisse il vero in poetiche immagini, ed il secondo per le teoriche della guerra. Nè sarebbe uffizio nostro esporre a disteso que’ prodigi, se doppio desiderio non m’attraesse parlar, come istorico di cose grandi, e come guerriero, di guerra, e sperando dire su la idea di quella guerra cose non dette, Si vedrà che le maraviglie degli eserciti antichi sono state superate da presenti, e che agli avi nostri solo rimane maggior vanto di virtù civile; che pur essa, quando i cieli non sieno crudelissimi, sarà in poche età che a noi succedono uguagliata e vinta.

XVII. Il primo consolo quando seppe come i Tedeschi guardavano la Italia, fatta esplorare da ingegneri valenti la catena delle Alpi, fermò in mente di condurre l’esercito per le quattro valli, del San Gottardo, de’ due San Bernardo, e del Monte Cenisio; avvegnachè giungeva improvviso e rompeva nel mezzo la linea del nemico, il quale stanziando con diversi corpi nella Lombardia, e con altri sopra i monti di Genova e lungo il Varo, lasciava il mezzo della linea poco guardato. Bisognava il segreto; ed egli con tali arti simulò, tanto pochi e lenti giungevano i coscritti a Dijon, e tanto quetamente in altre città della Francia le schiere dei veterani, che l’esercito di Dijon era tenuto a menzogna ed a scherno del generale Melas, supremo de’ Tedeschi in Italia, e dalle male scaltre corti di Europa. Ma il 17 del maggio dell’anno 1800, mosso l’esercito maggiore, che Berthier guidava sotto Bonaparte, giunse in poco tempo dal piano del San Bernardo alla cima, dove solamente si vedevano gelo e cielo, e le nuvole addensarsi sotto i piedi de’ riguardanti. Non racconterò come uomini, cavalli, carri e artiglierie tragittassero per quelle rupi, e quali travagli tollerassero; bastando dire che quanto il senno provvede, o il genio crea, e può la costanza, e vuole necessità, tutto fu operato da quello esercito: le macchine, scongegnate, portate a pezzi; i cannoni trascinati sopra carretti di nuovo ingegno; il soldato carico di settanta libbre francesi in armi, viveri e munizioni da guerra, camminare verso l’erta