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LIBRO PRIMO. 19

gioini, stabilì nell’anno 1441 la dominazione degli Aragonesi che finì nel 1501 con la fuga di Federico. Dominarono, in manco di 60 anni, cinque re di quella casa, quattro dei quali, Ferdinando I, Alfonso II, Ferdinando II e Federigo, s’ingomberarono sul trono nel breve spazio di tre anni, anche interrotto il regnare dalle felicità e dal dominio di Carlo VIII. Quella stirpe aragonese superba e crudele, mosse o respinse molte guerre, abbattè le case più nobili e più potenti del regno, impoverì l’erario, suscitò tra’ baroni gli umori di parte. Le quali divisioni ed universale fiacchezza causarono che lo stato da potente regno cadesse a povera provincia di lontano impero. Della quale caduta io toccherò le miserie: ma ritenga frattanto la memoria degli uomini che in poco più di tre secoli e mezzo regnarono quattro case, ventidue re, senza contare i transitorii dominii di Lodovico re d’Ungheria, del papa Innocenzo IV, di Giacomo di Aragona e di Carlo VIII; ritenga che per pochi anni di pace si tollerarono lunghi anni di guerra; che per travagli sì grandi avanzò la civiltà; che in tanti mutamenti fu osservato essere vizio de’ Napoletani la incostanza politica, ossia l’odio continuo del presente, e ’l continuo desiderio di nuovo stato: cagioni ed effetti delle sue miserie.

II. Quando Federigo, ultimo degli Aragonesi, combattuto dal re di Francia, tradito dal re di Spagna suo zio, fuggì d’Ialia, i due re fortunati, nel dividere l’usurpato regno, per luoghitenenti ed eserciti combatterono: Consalvo il gran capitano restò vincitore; il regno intero cadde a Ferdinando il Cattolico, e sotto forma di provincia fu da vicerè governato. Cominciò il governo vicereale che per due secoli e trent’anni afflisse i nostri popoli. Primo de’ vicerè fu lo stesso Consalvo.

Mutarono gli ordini politici. Per magistrato novello, detto consiglio collaterale, gli antichi magistrati decaddero di autorità e di grido, la grandezza de ministri dello stato scemò, gli ufiziali della reggia restarono di solo nome, l’esercito sciolto; l’armata serva dell’armata e del commercio spagnuolo; la finanza esattrice risedeva nel regno, e fuori la dispensiera di danaro e di benefizii. I feudatarii abbassati da che senz’armi, i nobili avviliti nel consorzio di nuovi principi e duchi per titoli comprati. I seguaci di parte angioina, benchè tornati per accordo di pace agli antichi possessi, ricevevano poco e tardi; erano spogliate le parti sveva e aragonese: ghibellini e guelfi al modo stesso travagliati. La superbia di Roma rinvigoriva; tutto andò al peggio.

E così passarono, ora più ora meno infelici, due secoli di servitù provinciale sino a Filippo V e Carlo VI dei quali dirò tra poco. Imperarono in quel tempo sette re della casa di Spagna, da Ferdinando il Cattolico a Carlo II; e travagliarono in vario modo e prin-