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LIBRO QUINTO — 1799. 279

tirannide. Qui, cioè in queste vilezze della Italia, risiede la principal cagione delle sue miserie.

IX. Ricompense maggiori furono date col formare del nuove esercito: erano le milizie antiche disciolte, le repubblicane proscritte e abborrite, le bande regie disordinate da innumerevoli uffiziali, nessuni o pochi soldati. Il cardinale, nel principio della guerra, per non iscontentare i seguaci suoi aveva tollerato che ciascuno ponesse il più gradito segno della milizia; e perciò i capi presero il grado di colonnello, o non più alto perchè mancava nelle province dove il tempo e dove l’arte a’ ricami di generale; ma parecchi tra loro, Pronio, Mammone, Rodio, se ne davano il nome. Un tal Carbone, solamente soldato del vecchio esercito, ed un tal Nunziante foriero, carpirono il grado di colonnello; altro soldato, di nome Pastore, si disse, con più modestia, maggiore; tutti i fratelli di frà Diavolo, uomini di marra o di arti abbiette, comparvero capitani; ed oltre a’ su detti, altri colonnelli, maggiori ed uffiziali di tutte le armi, come volle vaghezza o caso, andavano a folla. Poi succedendo agli abiti esterni le ambizioni, quegl’idioti, per bassezza di natali e di costume disadatti al nobile mestiero delle armi, pretendevano serbare nel nuovo esercito gli assunti gradi. Tra le quali sregolatezze d’interessi e di voglie, bisognando arti sottili a ricomporre l’esercito, tenuto consiglio dove il cardinale Ruffo espose veracemente la mala indole dei predoni che lo avean seguito, il re dettò parecchie ordinanze o dispacci, che in complesso dicevano:

«Poichè la guerra del 1798 fu perduta per tradimento di molti uffiziali dell’esercito, noi vogliamo che que’ ribelli (sia che malamente servissero, sia che pigliassero impiego militare o civile nella repubblica) restino esclusi dalla milizia.

Sarà riputato reo di maestà chiunque servì quello illegittimo reggimento; e più reo, se nelle armi; e peggio, se guerreggiando contro le nostre insegne; e reo di morte, se, spinto da perfidia e ostinatezza, ne tornò ferito.

Ma volendo dare alcuno sfogo alla nostra natural clemenza, e qualche perdono alle giovanili sconsideratezze, ed alcuna mercede al ravvedimento, vogliamo che sieno raccomandati alla nostra grazia quegli uffiziali che, obbligati da povertà, per bisogno di vita, servirono i ribelli, rifiutando bensì di combattere contro le nostre insègne; o che all’aspetto di esse disertarono o che per maggior fede e ravvedimento, uniti alle truppe regie, si volsero contro i nostri nemici. E vogliamo che sieno riammessi al regal servizio quegli altri, che stando al comando di alcun forte per la repubblica, lo deposero in mano delle milizie nostre o de’ nostri alleati.

«E dopo di aver così provveduto agli uffiziali del passato eser-