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278 LIBRO QUINTO — 1799.

sotto innumerabili esempii di virtù punita e di perversità rimunerale.

VIII. Imperciocchè mentre la tirannide abbatteva i migliori, innalzava gli empii e li arricchiva di doni e di fregi chiamati onori, comunque a vergogna si volgessero. Al cardinal Ruffo il re diede in benefizio la badia di Santa Sofia con l’entrata di nove mila ducati, perpetua nella famiglia, ed altre terre che fruttavano quindici mila ducati, a pieno e libero possesso, e l’uffizio di luogotenente del regno con lo stipendio di ventiquattro mila ducati all’anno; largità nuove, solamente possibili dove gli affetti del re sono leggi allo stato. Lettere che accompagnavano i doni esprimevano la regia benevolenza e la gratitudine per il ricuperato regno. Altre lettere dell’imperatore delle Russie Paolo I dicevano al cardinale che per la brillante impresa delle Calabrie egli nel mondo era segno di ammirazione ai virtuosi, perciò lo nominava cavaliere degli ordini di Santo Andrea e Santo Alessandro; ad un fratello del cardinale, capitano in ritiro, fu dato il grado di colonnello e pensione di tre mila ducati all’anno; i vescovi di Capaccio e di Policastro ebbero benefizii ecclesiastici e doni, terre, pubblici offizii; il cavaliere Micheroux ottenne grado di maresciallo e splendido impiego in diplomazia, e ricchi stipendii; il de Cesare, servitor di livrea in Corsica, falso duca di Sassonia in Puglia, fu generale; Pronio, frà Diavolo, Mammone, Sciarpa e tutti capi delle bande regie, nominati colonnelli, baroni la più parte; e insigniti dell’ordine costantiniano, arricchirono di pensioni e di terre.

Si diffuse la gratitudine ai primi delle milizie turche e russe per doppii stipendii e larghi doni. N’ebbe più grandi il cavaliere Hamilton; e in quanto ad Emma prese la regina cura diligentissima di mostrare la riconoscenza dei Borboni. Per onorare lord Nelson fu ordinata in Palermo festa magnifica in una sala della reggia, rappresentante il tempio della Gloria; dove entrando l’ammiraglio, incontrato dei reali, era dalla mano del principe di Salerno coronato di alloro. E al punto istesso gli dava il re spada ricchissima e foglio che lo nominava duca di Bronte, con la entrata annuale di sei mila once (lire francesi settantocinque mila). Bronte è piccolo villaggio ai piedi dell’Etna presso Catania, scelto per la favola del nome. In Roma gli artisti di scoltlura volevano ergere a proprie spese una colonna rostrata per il duca di Bronte. I quali premii ed onori, debiti o forse pochi al vincitore di Aboukir, erano indegni al Nelson di Napoli; e frattanto i regi ed i popoli che solamente di alcune lodi furono larghi all’eroe di Egitto, ora dedicavano monumenti eterni all’uccisore del Caracciolo, all’invilito amante di un’adultera, al mancatore della pubblica fede, al braccio potente della