Pagina:Storia del reame di Napoli dal 1734 sino al 1825 I.pdf/254

244 LIBRO QUARTO — 1799.


«Ogni terra o città ribelle alla repubblica sarà bruciata e atterrata;»

«I cardinali, gli arcivescovi, i vescovi, gli abati, i curati, e in somma tutti i ministri del culto saranno tenuti colpevoli delle ribellioni de’ luoghi dove dimorano, e puniti con la morte;»

«Ogni ribelle sarà reo di morte, ogni complice secolare o cherico sarà come ribelle;»

«Il suono a doppio delle campane è vietato; dove avvenisse, gli ecclesiastici del luogo ne sarebbero puniti con la morte;»

«Lo spargitore di nuove contrarie a’ Francesi o alla repubblica Partenopea, sarà, come ribelle, reo di morte;»

«La perdita della vita per condannua porterà seco la perdita dei beni.»

Stando a campo in Caserta lesercito di Macdonald, sbarcavano da navi anglo-sicule alle marine di Castellamare cinquecento soldati del re di Sicilia e buona mano d’Inglesi; le quali genti, ajutate da’ borboniani e dalle batterie delle navi, presero la città ed il piccolo castello che sta in guardia del porto. Padroni del luogo, uccisero molti della parte contraria, e lo stesso presidio del forte, benchè di Francesi datisi per accordi. Corsero a quel romore i terrazzani dei paesi vicini, Lettere, Gragnano e i rozzi abitatori de’ monti soprastanti; Castellamare, città bellissima, stava dunque a sacco e a scompiglio. E nel tempo stesso un reggimento inglese e non piccoli turba di borboniani sbarcati presso a Salerno, presero quella città, rivoltarono a pro del re Vietri, Cava, Citara, Pagani, Nocera,. poco uccidendo, rapinando molto, e formando a truppe que’ tristi che accorrevano disordinatamente più al bottino che alla guerra.) I citati avvenimenti presso al campo francese, comunque invalidi n turbarne la sicurezza, ne oltraggiavano il nome ed il valore.

Il 28 di aprile il generale Macdonald con buona schiera, ed il generale Vatrin con altra non meno forte, andarono agli scontri del nemico. Lo trovò Macdonald in riva al Sarno, fortificata con trincieramenti e artiglierie; ma, raggirato fuggì, lasciando i cannoni e pochi uomini meno validi alla fuga. Il vincitore, procedendo, sottoposte le terre di Lettere e Gragnano, scese a Castellamare, dove Inglesi, Siciliani e molti di quelle parti fuggivano a folla su le navi. Flottiglia repubblicana uscita nella notte del porto di Napoli, valorosamente combattendo, benchè sfavorita dal vento che la spingeva sotto le fregate nemiche, impedì la fuga di molti, che venuti alle mani del vincitore furono morti o prigioni. Tre bandiere del re, diciassette cannoni, cinquanta soldati di Sicilia, molti borboniani, ira sfogata e bella fama di guerra furono il frutto della vittoria. Stavano i legni anglo-siculi lontani dal lido a vista della città, quando nella notte bruciavano la terra di Gragnano e parecchie case