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LIBRO QUARTO — 1799. 241

Ma quando più salde stavano le speranze, i borboniani entrarono senza guerra dov’era il de Chiaro con la maggior guardia; e de Chiaro dopo di aver sedotto con discorso e con l’esempio quante potè delle sue genti, guidando traditore i nemici contro gli altri posti, sottomise in poco d’ora la città. Fuggirono oltre il fiume alcuni de’ fedeli; ed aspettata per virtù d’armi la notte, altri per inospiti sentieri tra le montagne giunse alla marina ed imbarcò, altri affidandosi a vecchi amici, fu tradito, altri per favore del caso scampò.

Il cardinale, accresciuto della numerosa torma del de Chiaro, volse alla Puglia per buon consiglio di rianimare col grido del suo arrivo le parti regie, scorate da’ fatti che ho discorso; ignorante di guerra; sagacissimo ne’ civili sconvolgimenti, guidava la difficile impresa con fine ingegno; e perciocchè di crudeli, rapinatori e malvagi componevasi la sua schiera, la crudeltà, le rapine, i delitti cerano mezzi al successo. Molti vescovi e cherici di alto grado concertavano seco in segreto da lontani paesi le pratiche di rivoluzione; ed egli, secondo i casi spronava lo zelo; o, a vederlo prematuro e pericoloso, il ratteneva, sempre scrivendo con lo stile ecclesiastico, pietoso e doppio. Così pervenne a far noto nelle Puglie il vicino arrivo delle sue truppe; e quindi, rincorate le parti del re, il finto duca di Sassonia nelle ultime terre di Taranto e Lecce tornò alle armi.

XXII. Il cardinale movendo dalle Calabrie lentamente per dar agio alle rovine della repubblica di crescere, ed alla fama di narrarle, riduceva sotto il regio impero quel largo paese di Basilicata, bagnato dal maro Ionio, e che abbonda di biade e greggi, d’uomini e città. Nel qual tempo il generale Macdonald, richiamate dalla Puglia le schiere francesi, con tal arte nel cammino che apparisse scaltrimento di guerra non abbandono; ma il Corso de Cesare, come sentiva qualche terra vuotata da’ nemici, andava timidamente ad occuparla. Ed in quel tempo stesso tornando in Francia i legati della nostra repubblica, mandati ad ottenere formale riconoscimento e stringer lega per qualunque ventura, riportarono che il di rettorio aveva negato le inchieste, sotto varii colori che scoprivano il pensiero di abbandonare alle male sorti un paese travagliato amor della Francia sin dell’anno 1783, dalla Francia trasformate a repubblica, tributario di lei, impoverito per lei, ed ora da lei quasi rimesso nelle mani dell’antica tirannide: fato de’ popoli che si commettono alle genti straniere. Insieme a’ legati venne il commissario francese Abrial per ordinar meglio la repubblica napoletana; stando fra i pretesti del direttorio la cattiva forma politica datale da Championnet. Abrial era tenuto probo cittadino, amante di libertà, dotto delle ragioni dei popoli e della presente civiltà degli stati; bella fama che in Napoli accrebbe.

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