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LIBRO QUARTO — 1799. 225

posta parte, giovani scarsi di numero e di credito; facevano i prudenti, non per odio alla repubblica o per amore al passato, ma perchè prevedevano i mali e i pericoli del futuro. Nelle città corse dal nemico s’imputavano i danni sofferti, meno alla guerra e alle ragioni della conquista, che alla indisciplina delle milizie alla intemperanza de’ capi; e le città non ancora tocche temevano gli stessi Francesi e gli stessi danni; era universale lo scontento. I Dalmati, gli armigeri baronali, le squadre delle udienze, e que’ tanti che vivevano di stipendii d’armi, uniti a torme, andando in scorreria con motivo o pretesto di fede all’antico re, arricchivano di bottino e di spogli.

Negli Abruzzi dove le armi borboniane rimasero per poco tempo sospese, non mai deposte, si ribrandirono più fieramente che innanzi sotto i capi Pronio e Rodio. Pronio ne’ suoi primi anni fu cherico; ma spinto da malo ingegno prese patente di armigero nelle squadre baronali del marchese del Vasto; quindi, reo di omicidii, andò condannato alle galere, dalle quali per forza ed industria fuggitivo, passò a correre le campagne. Fattosi partigiano de’ Borboni, combattè fortunato contro Duhesme; e scelto capo dagli uguali, acquistò fama, sicurtà e riechezze. Rodio, di civili natali, studioso di lettere latine, dottore in legge, scaltro, ambizioso, previde le sventure della repubblica, e parteggiò per i contrarii. Fu accolto dalle turbe; e avvegnachè primo esempio d’uomo gentile non macchiato di colpe che abbracciasse quelle parti sino allora seguite da’ peggiori, lo gridarono capo. La città Teramo, ed alcune altre terre tornarono alla obbedienza dell’antico re; i Francesi guardavano i forti di Pescara, Aquila, Civitella, e correvano intorno intorno a predar viveri, a rialzare gli alberi abbattuti della libertà, ad animare i seguaci loro, a punire i contrarii. Gli altri paesi delle tre province, divisi per genio, e seguitando l’ingegno vario de’ più potenti, stavano per la signoria o per la libertà; e poichè gli odii e le contese di municipio nemicavano ab antico i popoli confinanti, dipendeva spesso la scelta di governo dalla scelta contraria del vicino; maggiore incitamento a sdegnarsi, a combattere, alle rovine, e stragi.

Nella Terra di Lavoro molti paesi del confine stavano sotto l’impero di Michele Pezza, nato in Itri di bassi parenti, omicida e ladro; cosicchè da due anni per bando del governo pericolava sotto taglia il suo capo; ma per continue venture o scaltrezze, vincitore ad ogni cimento, scampava i pericoli; e la nostra plebe, però che dice scaltrissimi ed invincibili il diavolo e i frati, lo chiamò fra Diavolo; ed egli, per argomento di prodezza e fortuna, ritenne il soprannome nelle guerre civili e sino a morte. Audace, valoroso, spregiatore d’ogni virtù, fattosi capo di numerosa torma, tenendosi agli agguati

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