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194 LIBRO TERZO — 1798.

lizia, consapevoli della scontentezza de’ compagni, conoscitori (benchè ultimi negli ordini militari) della ignavia de’ capi, sospettosi della loro fede, mal guidati, mal nutriti, miseri e perdenti, nessuna qualità di esercito avevano in pregio e praticavano. La quale assenza di militari virtù era il retaggio degli errori del governo antichi e presenti; ma sebbene il popolo fosse innocente, n’ebbe egli la vergogna, che nemmeno forse cesserà per i veraci racconti della istoria; avendo le nazioni qualcosa di fatale nella lor vita, ed essendo fatalità, io credo, a’ Napoletani la ingiustizia de’ giudizii del mondo.

XXXVIII. L’ala sinistra francese intrigata negli Abruzzi procedeva lentamente; la diritta correva spedita sino al Garigliano. Il general Rey intimò rendere la fortezza di Gaeta al governatore maresciallo Tschiudy nato svizzero, venuto (per il mercato infame che fa la Svizzera de’ suoi cittadini) agli stipendii napoletani, e salito ad alto grado per merito di casato, per lo inerte corso degli anni e, per favore; egli forestiero, non educato alla guerra, sordo all’onore dell’armi, trepidò; e radunando non so quale consiglio, udito il voto del vescovo che dicevasi ministro di pace e de’ magistrati del comune solamente intesi ad evitare i danni dell’assedio, decise arrendersi. Mentre l’avvilito concilio preparava il tradimento, il generale francese lanciò nella città una granata da sei, non avendo artiglieria più grossa di un obice; ed a quel segno di guerra precipitarono i consigli, ed alzata bandiera di sommissione, un araldo del governatore dimandò pace a larghe condizioni; ma il generale Rey, poi che vide quella estrema vilezza, replicò: «Resa a discrezione o rigor di guerra.» Ed a discrezione si arresero quattromila soldati dentro fortezza potentissima, munita di settanta cannoni di bronzo, dodici mortari, ventimila archibugi, viveri per un anno, macchine da ponti, navi nel porto, innumerevoli attrezzi di assedio. Andavano i prigionieri a Castel-Santangelo; ma lo sfrontato maresciallo pregò indulgenza per sè e per altri sessanta uffiziali, i quali come partecipi e benemeriti della resa, ottennero la vergognosa parzialità di uscir liberi con giuramento di non mai combattere i Francesi.

Le cessioni, a modo di tradimento, di Civitella, Pescara e Gaeta diedero speranza di egual successo per la fortezza di Capua; benchè in essa, dietro al fiume Volturno, il generale Mack riordinasse l’esercito, e vasto campo trincerato su la fronte verso Roma, guardato da seimila soldati, accrescesse i munimenti e le difese. Quindi il generale Macdonald avanzò contro noi, a vincere se noi codardi, o a riconoscere la fortezza. Era ii mezzo giorno quando egli a tre colonne assaltando il campo, mise scompiglio nelle guardie, delle quali parecchie fuggitive alle porte della fortezza minacciavano di