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LIBRO TERZO — 1798. 185

Come, in presenza del vostro re prigioniero nella sua capitale, circondato da bajonette nemiche, voi chiamerete spergiuramento non tener le promesse strappate dalla necessità, disapprovate dalla coscienza? E chiamerete assassinio esterminare i vostri tiranni? Non avrà dunque la debolezza degli oppressi alcuno ajuto legittimo dalla forza che gli opprime?» E poco appresso: «I battaglioni francesi, assicurati e spensierati nella pace, vanno sparsi per il Piemonte. Eccitate il patriottismo del popolo sino all’entusiasmo ed al furore; così che ogni Piemontese aspiri all’onore di atterrare a’ suoi piedi un nemico della sua patria. Queste parziali uccisioni più gioveranno al Piemonte che fortunate battaglie; nè mai la giusta posterità darà il brutto nome di tradimento a cotesti atti energici di tutto un popolo, che va su i cadaveri degli oppressori al racquisto della sua libertà.

I nostri bravi Napoletani, sotto il prode general Mack, soneranno i primi la campana di morte contro i nemici de’ troni e de’ popoli; saranno forse già mossi quando giugnerà in vostre mani questo foglio....»

XXXIII Tai sensi atroci esponeva quel foglio, e già bandito il manifesto di guerra, le milizie napoletane, levando i campi proruppero negli stati di Roma. Il generale Micheroux con dieci mila soldati, valicato il Tronto, fugando dalla città di Ascoli piccolo presidio francese, avanzava per la strada Emilia sopra Fermo. Il colonnello Sanfilippo con quattromila combattenti, uscendo dal campo d’Aquila, occupava Rieti progredendo a Terni. II colonnello Giustini con un reggimento di fanti ed alcuni cavalli scendeva da Tagliacozzo a Tivoli per correre la Sabina; il general Mack, e seco il re, con ventiduemila soldati, mossi da Sangermano, marciavano per le difficili strade di Ceperano e Frosinone sopra Roma; dove il generale Damas dal campo di Sessa per la via Pontina, conduceva ottomila combattenti; e nel giorno medesimo salpavano da Gaeta per Livorno molte navi cariche di seimila soldati, sotto l’impero del general Naselli. Le quali ordinanze dimostravano che l’esercito di Napoli non andava formato in linea, non avea centro; che le schiere di Sanfilippo e Giustini non legavano, perchè deboli, l’ala diritta alla sinistra; che un corpo non assai grande, quello di Micheroux, assaltava la sinistra francese, la più forte delle tre parti di quello esercito; e che il maggior nerbo de’ Napoletani, trentamila uomini, procedeva contro l’ala diritta, di poca possa, intesa a ritirarsi. Erano dunque le speranze di Mack, superare le parti estreme della linea francese, avvilupparle, spingere gli uni corpi su gli altri, confonderli nel mezzo ed espugnarli; mentre la legione del general Naselli, per le forze proprie e le insurgenti della Toscana, molesterebbe il fianco delle schiere francesi fuggitive verso Perugia.