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176 LIBRO TERZO — 1798.

morte desiderata, che lo colpì ai 29 di agosto del 1799. Posero le spoglie in oscuro deposito dove restarono sino a che decreto consolare, segnato Bonaparte, non dicesse: «Considerando che il corpo di Pio VI sta da sei mesi senza gli onori del sepolcro, che sebbene quel pontefice fosse stato, quando ci vivea, nemico alla repubblica, lo scusano vecchiezza, perfidi consigli e sventure; che è degno della Francia dare argomento di rispetto ad uomo che fu de’ primi della terra; i consoli decretano che le spoglie mortali di Pio VI abbiano sepoltura conveniente a pontefice; e che si alzi monumento che dica di lui e nome e dignità.» Fu eseguito il decreto; quindi le ceneri trasportate in Roma, e deposte nel tempio di San Pietro sotto il pontificato del successore.

XXVII. Alla partita di Pio VI fuggirono da Roma le antiche autorità, cardinali, prelati, personaggi più chiari; venutane gran parte in Napoli ad accrescere la pietà per i sacerdoti, lo sdeegno per la Francia. Si vedevano lungo le frontiere di Abbruzzo e del Liri, stendardi, squadre francesi, alberi di libertà; e con essi, spogli, violenze, povertà di cittadini, e, sotto specie di repubblica, vera tirannide. Chi prevedeva i futuri benefizii di stato libero tollerava le passeggiere licenze della conquista; chi giudica e vive del presente, abborriva e temeva gli ordini nuovi. Cosicchè per i Napoletani la vicina libertà fu più ritegno che stimolo all’esempio. Il generale Balait venne messaggero di Berthier per chiedere al nostro governo l’esilio degli emigrati, il congedo dell’ambasciatore inglese, la espulsione del general Acton, il passaggio per il territorio napoletano a’ presidii di Benevento e Pontecorvo. E soggiungeva che il re, oggi feudatario della repubblica romana, perchè già della chiesa, offrisse ogni anno il solito tributo, e pagasse in quel punto centoquarantamila ducati, debiti alla camera di Roma. Così per ambasciata; e il re sapeva che i suoi stati farnesiani erano, come di nemico, sottoposti a sequestro. Ira giusta e grande lo prese; e rispondendo all’ambasciatore che ne tratterebbero, per ministri, i due governi; fatto occupare con buone squadre le città di Pontecorvo e Benevento, afforzò le linee della frontiera. Perciò sdegni, sequestri, sospetti, vigilie, tutte le condizioni della guerra, fuorchè le battaglie, travagliavano le due parti.

Tra le quali agitazioni venne riferito da Sicilia, che la flotta già di Venezia, ora francese, sciolta da Corfù, correva il mare di Siracusa; e, giorni appresso, che ne’ porti dell’isola erano approdati legni innumerevoli francesi, da guerra, da trasporto, carchi di soldati e cavalli; altri avvisi soggiunsero esserne partiti; ed altri, che l’isola di Malta, scacciatone l’ordine de’ cavalieri, era stata presa da’ Francesi, e subito il navilio salpato per novelli destini; che Bonaparte stava imbarcato sul vascello l’Oriente; che il disegno era