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LIBRO TERZO — 1796. 167

invocare da Dio la quiete del regno; udite le voci de’ sacerdoti; seguitene i consigli, predicati dal pergamo e suggeriti da confessionali.»

«Ed essendosi aperta in ogni comunità l’ascrizione de’ soldati, voi adatti alle armi correte a scrivere il nome su quelle tavole; pensate che difenderemo la patria, il trono, la libertà, la sacrosanta religione cristiana, e le donne, i figli, i beni, le dolcezze della vita, i patrii costumi, le leggi. Io vi sarò compagno alle preghiere e a’ cimenti; che vorrei morire quando per vivere bisognasse non esser libero, o cessare di esser giusto.»

Poi volto a’ vescovi, a’ curati, a’ confessori, ai missionarii, disse:« È nostra volontà che nelle chiese de’ due regni si celebri triduo di orazioni e di penitenza; e ne sia scopo invocare da Dio la quiete de’ miei stati. Perciò dagli altari e da’ confessionali voi ricorderete a’ popolani i debiti di cristiano e di suddito, cioè cuor puro a Dio, e braccio armato a difesa della religione e del trono. Mostrate gli orrori della presente Francia, gl’inganni della tirannia che appellano libertà, le licenze o peggio delle truppe francesi, l’universale pericolo. Eccitate con processioni ed altre sacre cerimonie lo zelo del popolo. Avvertite che l’impeto rivoluzionario, comunque inteso a scuotere tutti gli ordini della società, segna a morte i due primi, la chiesa e il trono.»

E infine per altro editto a’ regii ministri diceva essere bisogno dello stato e sovrana volontà che tutti gli uomini atti alle armi si ascrivessero all’esercito; così per obbedienza de’ regali comandamenti, come allettati da’ consueti premii e privilegi della milizia, e da maggiore stipendio a’ volontarii; immunità di foro per sè e le famiglie; e franchigia, a’ valorosi di guerra, da’ pesi fiscali per un decennio. Promesse maggiori fossero fatte a’ baroni ed a’ nobili che venivano alle bandiere, o assoldavano buon numero di vassalli. Andavano gli editti nelle province con la fama dell’esempio; imperciocchè nel duomo della città, alla cappella di San Gennaro, cominciato il sacro triduo, il re con la famiglia, i grandi della corte, i magistrati e i ministri vi assisterono di continuo; seguiti dalle classi minori e dal popolo, sì che il vasto tempio non capiva la folla dei supplicanti. Così pure nelle province; nè mai forse tanti voti caldi e sinceri andarono al cielo quanti in que’ giorni; indizio di pericolo. I sermoni (tanto più de’ missionarii e de’ frati) furono ardenti; dipingendo i Francesi con immagini atroci, persuadendo contr’essi non che assolvendo gli atti più fieri; santificala la guerra di distruzione, richiamate ad uso ed a merito le immanità della barbarie. E peggio ne’ confessionali, dove senza i ritegni della civiltà aguzzavano gli odii nel cuor di plebe ignara e spietata. 1l seme, che poi fruttò strage infinita, fu sparso in quell’anno. Accorrevano d’ogni