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LIBRO TERZO — 1795. 165


XIX. Venne ad aggravare i sospetti e le miserie un sucesso infelice di Palermo, dove le genti affamate per iscarso ricolto di quell’anno, impoverite per nuovi tributi, scontente dell’arcivescovo Lopez, che dopo la morte del Caramanico reggeva l’isola, tumultuarono pazzamente di moti confusi, facili a trattenere e ad opprimere. Un avvocato Blasi, ed altri pochî si unirono in secreto per consultare se quella popolare disperazione bastasse ad aperto sconvolgimento: ma subito traditi e imprigionati, il Blasi per sentenza morì, prima torturato co’ modi antichi nella pubblica piazza; altri andarono alle galere, altri all’esilio; il popolo s’intimorì, successe pazienza non calma; la tirannide imperversò. In Napoli durando le incertezze della creduta congiura, e i principi travedendo intorno a se il tradimento e la morte, congedarono le antiche guardie del corpo, ed altre ne scelsero, mutarono i custodi, variarono gli ordini della casa, facevano saggiare i cibi, nascondevano alla comune de’ servi le camere del sonno; e, più timorosi tuttodì, toglievano ad altri la quiete e la perdevano. Ne’ quali commovimenti di paura e di rigore fu pubblicato editto che perdonava le colpe di maestà, e prometteva segretezza e premii a quei rei che rivelassero la congiura, e i capi d’essa, o i compagni. Per effetto del quale editto riferirono cose leggere o mentite tre fuggitivi e nobili, de’ quali taccio i nomi, perchè lavarono col sangue la vergogna; uno morto in guerra, gli altri due (erano fratelli) sul patibolo. Nè quello editto altra cosa notabile produsse.

XX. In mezzo a riferiti dolori e vergogna qualche conforto apportavano le geste de’ reggimenti di cavalleria napoletana, che insieme agli Alemanni, con uguale, almeno, disciplina e valore guerreggiavano in Lombardia; e delle nostre navi che unite agli Inglesi combattevano nel mare di Savona il navilio di Francia uscito da Tolone a portar guerra e sbarcar soldati su le coste della Romagna. Erano pari le forze combattenti, maggiore l’arte e la fortuna de’ nostri; così che i Francesi, dopo aver perduto due vascelli, e un brigantino, tornarono al porto sdruciti e vinti. L’ammiraglio Hotham capo della flotta anglo-napoletana fece lodi bellissime a’ nostri, e più notò la intrepidezza e il sapere del capitano di fregata Francesco Caracciolo, cui preparavano i cieli, e non lontane, gloriosa celebrità e misera fine. Nel regno le comunità mandavano i richiesti soldati, e la baronia, cavalieri e cavalli; si pagavano le taglie pubbliche; si comportavano le perdite crescenti delle carte di banco. E fra tanti documenti di virtù civile la sventurata nazione, creduta ribelle dal suo re, ribalda dal mondo, tollerava i pesi e gli sforzi della fedeltà con le pene e le infamie dei felloni. Negli anni sino al 95, mentre in Napoli seguivano le narrate cose, la Francia governavasi a repubblica; ma vedevi alcuni come tiranni opprimere