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LIBRO TERZO — 1794. 159

tirannide di governo. contumacia di soggetti, odii atroci ed inestinguibili per andar di tempo e per sazietà di vendette.

I condannati a morire, Vincenzo Vitaliano di ventidue anni, Emanuele de Deo di venti, e Vincenzo Galiani di soli diciannove, erano gentiluomini per nascita, notissimi nelle scuole per ingegno, ignoti al mondo. Dopo la condanna, la regina chiamò Giuseppe de Deo, padre di uno de’ tre miseri, e gli disse di promettere al giovane vita e impunità, solo che rivelasse la congiura e i congiurati. Andò il vecchio alla cappella dove il figlio ascoltava gli estremi conforti di religione e, rimasti soli (così avea comandato la regina), lo abbracciò tremando, espose l’ambasciata ed il premio, rappresentò il dolor suo, il dolor della madre, l’ onore del casato; proponeva, dopo la libertà, fuggire assieme in paese lontano, e tornare in patria quando fossero i tempi meno atroci. E però che l’altro ascoltava senza dir motto, egli credendolo vicino ad arrendersi, ruppe in pianto, s’inginocchiò a’ piedi del figliuolo, e tra gemiti confusi potè dire appena: «Ti muova la pietà del mio stato.» E allora il giovine sollecito inalzandolo, e baciatogli quando le mani e quando il viso, così disse: «Padre mio, la tiranna per cui nome venite, non sazia del nostro dolore, spera la nostra infamia, e per vita vergognosa che a me lascia, spegnerne mille onoratissime. Soffrite che io muoja; molto sangue addimanda la libertà, ma il primo sangue sarà il più chiaro. Qual vivere proponete al figlio e a voi? dove nasconderemmo la nostra ignominia? Io fuggirci quel che più amo, patria e parenti; voi vergognereste di ciò che più vi onora, il casato. Calmate il dolor vostro, calmate il dolore alla madre, confortatevi entrambo del pensiero che io moro innocente e per virtù. Sostenghiamo i presenti martorii fuggitivi; e verrà tempo che il mio nome avrà fama durevole nelle istorie, e voi trarrete vanto che io, nato di voi, fui morto per la patria.» L’alto ingegno, il dir sublime, e valor che trascende in giovine acceso di gloria, tolsero lena e voce al vecchio padre, che quasi vergognoso della maggior virtù del giovinetto, ammirando e piangendo, coperta dalle mani la fronte, ratto uscì dalla orrenda magione.

Al dì vegnente andarono i tre giovani al supplizio, senza pianti, o que’ discorsi che pajono intrepidezza e sono distrazioni e conforto alle infelicità del presente; serenità che mancava (debita sorte della tirannide) a’ tiranni; sì che di loro altri diceva, altri credevano che cinquanta migliaja di giacobini, adunati nella città, si leverebbero per sottrarre i compagni, ed uccidere del governo i capi e i seguaci.

Alzato perciò il palco nella piazza detta del Castello, sotto i cannoni del forte, circondato il luogo di guardie, muniti di artiglierie gli sbocchi delle strade, ed avvicinate alla città numerose milizie ban-