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144 LIBRO TERZO — 1791.

bili giovani con vesti plebee, al primo tramonto per iscansare la luce del giorno o le guardie della notte, indossarono i sacchi, e per le vie più popolose della città, simulando l’uffizio di facchino, li trasportarono e deposero nel disegnato luogo. N’ebbero plauso dai compagni come di salvata repubblica; e intanto quella stampa e quello ardire accrebbero l’ombra e il dispetto de’ dominatori. Queste furono le prime faville di un incendio civile non mai più spento.

VI. Peggiorando per le male opere degli emigrati, del clero e de’ giacobini le cose di Francia, imperversarono le parti, i maneggi del re, i sospetti del popolo. Fra tanti moti civili erano surti uomini da grandi imprese; ma, discordi tra loro, dividevano a brani le forze dello stato: Dumouriez, contraddetto ed affaticato, aveva deposto il carico di ministro con virtù facile e volgare; La Fayette, soldato di libertà e cavaliero francese, dopo i tumulti del 20 di giugno venuto a Parigi con proponimento di salvare la monarchia erasi fermato a mezzo corso; Bailly, Condorcet, altri uomini egregi, seguivano le norme, deboli allora, delle dottrine; Pethion ed altri moltissimi, atti a suscitare, impotenti a dirigere i tumulti, il re, sofferente più che intrepido, con virtù passiva, ammirata ma inerte; la regina, querula e leggiera, agitata de bramosia di vendetta; le parole, già venerate come sacre, di leggi, trono, popolo, religione, non avevano perduto appieno l’antico prestigio; e mancava tanto uomo che sapesse avvincerle alla condizione de’ tempi, da che Mirabeau era morto, e non ancora su la scena del mondo Bonaparte appariva. Di là i malî e gli errori, II re, sospettoso di veleni, mangiava in secreto con la famiglia poveri cibi ma sicuri; tollerando per molti mesi la più stretta penuria. Mandò privati ambasciatori a’ campi degli emigrati ed a’ monarchi d’Austria e di Prussia per sollecitare gli eserciti a liberarlo. Fu allora intimata la guerra alla Francia. Oste prussiano-austriaca procedeva; e la regina, misurando il cammino, presagiva il giorno dell’arrivo a Parigi con mal celata allegrezza.

Nella città e nella casa del re moti e pericoli continui ed opposti; quindi stanchezza e jattura di tempo e di consiglio. La Fayette ripete l’offerta di salvare il re con la fuga; e ’l maresciallo Luckner, forestiero agli stipendii francesi, veniva ostilmente a Parigi per far sicura la partenza del re. Questi aderiva: la regina alla vergogna di vivere obbligati al costituzionale La Fayette, preferiva la morte; e allora il re, prono a desiderii di lei, scortesemente ributtò il benefizio. Quella superbia serbò forse la vita, certamente la fama, al generale; imperciocchè tali erano le condizioni del tempo, che la monarchia o la Francia precipitasse. Tra i quali ardori comparve editto del prussiano Brunswick, il quale protestando la già vieta