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140 LIBRO TERZO — 1791.

za, si fece sostegno e compagno al dispotismo. Il re, a sessantadue vescovadi vacanti nominò uomini caldi e zelosi; restituì la pubblica istruzione a’ cherici; fece mostre di sincera amicizia a’ preti, a’ frati. Esposti più d’ogni altro all’ira del governo ed alle trame delle spie erano i dotti e i sapienti, per la fallace opinione che il rivolgimento francese fosse opera della filosofia e de’ libri, più che de’ bisogni e del secolo. Esiziale credenza, che durata e durante, ha recato gravi sventure ai migliori, ed ha spogliato l’impero e ’l sacerdozio de’ potenti ajuti dell’ingegno. I libri del Filangieri furono sbanditi, e in Sicilia bruciati; il Pagano, il Cirillo, il Delfico, il Conforti erano mal visti e spiati; cessarono ad un tratto le riforme di stato, avuto pentimento delle già fatte; i libri stranieri, le gazzette, impedite; i circoli della regina, disciolti; le adunanze di sapienti vietate; negavasi ricovero a’ fuggitivi francesi, che sebbene contrarii alla rivoluzione apportavano per il racconto de’ fatti scandalo e fastidio. Mutata la faccia della città, l’universale mestizia successe alla serenità della quiete.

III. Per tal modo ordinate le cose pubbliche, aspettava il governo gli avvenimenti di Europa. Inghilterra, Olanda, Prussia chiedevano fine della guerra di Oriente all’Austria che prometteva di accordarsi; e la Russia e la Porta, egualmente pregate, dechinavano dagli sdegni. Venne allora in Italia l’imperatore Leopoldo, il più adirato contro la Francia; e conferendo con secreti ambasciatori, scrisse a Luigi, il 20 di maggio, essere preparata la invasione della Francia, per le Fiandre con trentacinque mila Tedeschi; per l’Alsazia con quindicimila; altrettanti Svizzeri per Lione; più che tanti Piemontesi per il Delfinato; ventimila Spagnuoli da’ Pirenei. La Prussia sarebbe collegata all’Austria, la Inghilterra neutrale. Un manifesto delle case borboniche regnanti a Napoli, in Ispagna ed a Parma, sottoscritto per la Francia da’ regali della famiglia fuggitivi, dimostrerebbe la giustizia di quella guerra. Stesse il re Luigi aspettando le mosse, per ajutarle delle proprie forze manifeste o secrete. Ma Luigi temendo che a quegli assalti le fazioni di libertà infuriassero, prese partito più cauto; fuggir di Parigi per ricoverare in Montmedy dove il generale Bouillè aveva radunate le schiere più fedeli; e di colà, sicuro il re, assaltar la Francia con gli eserciti stranieri, secondati dalle proprie squadre, e da fuorusciti e partigiani che egli credeva più del vero numerosi ed arditi. Stabilite alla fuga le strade, il tempo, i segnali, uscirono travestiti da porta secreta il re, la regina, la principessa Elisabetta e i principi infanti, menati per mano da madama de Tourzel, che, sotto finto nome della signora di Korff, figurava che viaggiasse co’ suoi figliuoli, e fossero sue cameriere la regina e la principessa, servo il re, corrieri o pur servi tre guardie del corpo travestiti. Nel tempo stesso