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vita del colletta. 5

del genio militare; nel 1814, fu consigliere di stato; nel 1815, combattè con lode e successo contro gli Austriaci al Panaro, sostenne per alcun tempo (e senza vergogna potea ricordarlo) le veci di maggior generale su tutto l’esercito, e quando ogni cosa fu perduta, andò per Gioacchino negoziatore a Casalanza di quella capitolazione ch’esser doveva pace. Nella quale stipulò per suo proprio conto nulla, per Gioacchino il poco ch’egli generoso avea chiesto, pel regno quanto i tempi comportavano. Uscì con fama intatta da quella pressochè universale contaminazione de’ più chiari nomi calunniati da’ potenti, dal mondo, dalla fortuna. Ma disperato per Napoli, per la Italia, ebbe in pensiero fuggire la patria per meglio servirla altrove.

Le qualità singolari di que’ tempi che per cinque anni suecederono, l’indole della dominazione del restaurato Ferdinando, il nostro autore le ha descritte con evidenza e sagacità mirabili nell’ottavo libro delle Storie. In esso vedrà il lettore quale dovesse in quei cinque anni essere il vivere del Colletta, quale il pensare. Sospetto siccome Murattiano, ma pure talvolta necessario, ebbe la conferma del suo grado; fu anche adoprato dal nuovo governo, comandò più tardi una divisione militare, quella che risedeva in Salerno. Cercato dal Medici, ministro allora potentissimo che volea parere senza parte perchè egli era senza coscienza, se gli accostò per alcun tempo; ma l’indole franca del Colletta e la subdola del Medici male potevano convenirsi; presto s’alienarono, quegli predicendo imminente una rivoluzione nel regno, questi, per furberia stolto, negando vederla perchè ripugnava a quei partiti che forse avrebbono potuto impedirla.

Scoppiò la rivoluzione antiveduta ma non promossa dal Colletta, accolta da lui con più amore che fiducia. Chiamato ai consigli frettolosi dello spaurito Ferdinando, consigliò sinceramente pel bene del regno. Tornato al comando del corpo del genio militare, non ebbe in que’ principii