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114 LIBRO SECONDO — 1776-83.

in potenza e in favore, fece abolire il ministero per la finanza, e affidarne il carico ad un consiglio; perchè spartendo sopra tredici consiglieri il merito e le lodi del successo, nessun uomo salirebbe in fama. Gli atri carichi di governo, la giustizia, il sacro culto, le amministrazioni erano affidati ad uomini della curia, Carlo de Marco, Ferdinando Corradini, Saverio Simonetti, appellati ministri, ma invero soggetti al cavaliere Acton; il quale per uffizio, per favore, per servito degli altri, era nelle opinioni e nel fatto ministro primo e solo, potente quanto re; ma più venerato e temuto del re Ferdinando, spensierato imbestiava nei grossi diletti della vita.

Il cavaliere Acton nominato maresciallo di campo, prese da quel giorno titolo d generale, e lo serbò sino alla morte; poi tenente-generale, capitan-generale; decorato di tutti gli ordini cavallereschi del regno e di parecchi stranieri, elevato al grado di lord per servigi resi da ministro di Napoli alla Inghilterra, fatto ricco straboccheevolmente, sano e bello della persona, nessun dono della fortuna invidiava. Ma spesso addolorato (come taluno di sua famiglia mi diceva) sfogava per vane afflizioni quella mestizia che in contrapposto della contentezza mette natura in ogni uomo; così che vediamo piangere nelle felicità, ridere nelle miserie; e sconmparendo i beni e i mali della sorte. attristarsi e rallegrarsi quanto vuole, nella eguaglianza dataci da Dio. umana vita.

Egli prese a formare il navilio e l’esercito. Bisognando tante navi che difendessero le marine e intimorissero i piccoli potentati Barbareschi, il meno od il troppo nuoce in vario modo; ma per ambizioni vaste della regina e per grandigia del ministro si fabbricarono molti vascelli, fregate, altri legni, che superiori allo stato del commercio lo peggioravano, tenendo al servizio delle navi da guerra i marinari addetti al traffico. Ed oltracciò l’erario per la inutile spesa impoveriva, e nuove cagioni di alleanze o di nemicizie straniere ne sorgevano; come difatti assai presto per l’acquistata potenza in mare fummo forzati a ingrate necessità. Essendo la nostra milizia in nome di trentamila soldati ma in fatto di quattordicimila, fu primo pensiero del ministro ricomporre i reggimenti, così che tornasse intero l’esercito: e per quello effetto con legge nuova impose alle comunità buon numero di fanti, ed alla baronia cavalieri e cavalli: poscia poscia i volontarii, gl’ingaggiati, i vagabondi, i tratti dalle prigioni e dalle galere aggiungevano al contingente. Chiamarono ad instruire le nuove schiere il barone Salis dai Grigioni; e per l’artiglieria il colonnello Pomereul francese, noto in patria per ingegno e servigi. Molti miliziani e sergenti stranieri vennero invitati o condotti dal Salis e dal Pomereul; e tra loro (sergente) Pietro Augereau, quell’istesso che Anni dopo, generale della repubblica