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100 LIBRO SECONDO — 1776-83.

museo Farnese erano parte delle ricchezze che il re Carlo portò seco a Napoli spogliatone la reggia di Parma.

L’accademia delle scienze e delle lettere mutò ordini e migliorò, perciocchè abbandonate le ciance o le pompe de’ trascorsi tempi, e mirando alle utilità nazionali, fu prescritto che le scienze si applicassero alle arti, a’ mestieri, alla medicina, a trovare novelli veri; e le lettere chiarissero le oscurità della storia patria così, da giovare alla sapienza comune, e all’arte del governarsi. Ma è notabile che il presidente dell’accademia era per legge il maggiordomo di corte, e che gli accademici onorarii venivano eletti dal supremo arbitrio del re (sono parole dello statuto) nella sublime nobiltà; tanto era impossibile affrancare qualunque sociale instituzione dall’arbitrio regio e dalla potenza de’ nobili. Fu ricomposta l’accademia Ercolanese, principiata da Carlo nel 1755, poi abbandonata; così che di diciassette accademici, quattro soli per ventura di longevità restavano. Parlerò in miglior luogo de’ collegi militari pure in quel tempo fondati.

In tante scuole o accademie convenivano, maestri e socii, gli uomini più dotti del regno; altri pari a questi sorgevano; e gli uni e gli altri venuti a cognizione e riverenza della Italia, illustravano la patria ed il secolo. Qui vorrei registrare gli onorati nomi e le opere, e forse il tempo mi verrebbe meno prima che la materia de’ racconti; ma, impedito dalla proposta brevità, ricorderò que’ soli che alla storia più importano; tra’ nobili, Raimondo di Sangro principe di Sansevero, Francesco Spinelli principe di Scalèa, Paolo Doria, principe d’Angri; de’ magistrati, il marchese Vargas Macciucca, Giuseppe Aurelio de Gennaro, Pasquale Cirillo, Biagio Troise; degli ecclesiastici oltre il Galliani e ’l Genovese, il padre della Torre, uno de’ tre fratelli Martini, il padre Carcani, l’arcivescovo Rossi; e finalmente delle donne, Faustina Pignatelli, Giuseppa Barbapiccola, Eleonora Pimentel, e sopra tutte Mariangiola Ardinghelli. Così le classi per lo innanzi meno pazienti degli studii, allora zelosamente li coltivavano.

Pubblicavansi libri pregiatissimi, de’ quali citerò due soli di maggior grido; i Saggi politici di Mario Pagano, e la Scienza della legislazione di Gaetano Filangieri. Per essi, fatta chiara la costituzione sociale, s’intesero le ragioni de’ soggetti e del principe, si sperò fine al comandar cieco, ed alla cieca obbedienza. La stile rettorico di quelle opere, comechè sconvenevole alla gravità dell’argomento, piacque e giovò, perchè le querele si addicono agli oppressi e speranti; gli autori trassero lodi dall’universale, premii dal governo, così che il Pagano ebbe cattedra nella università degli studii, e ’l Filangieri alta magistratura nella finanza e pensione di che soccorrere all’onorata povertà della famiglia.