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libro iii. capo xxxv. 177

bardi mandarono un’ambasciata a Childeberto re de’ Franchi per annunziargli la morte del re Autari. Il che avendo egli udito, accolse bensì quei legati, ma la pace riserbò ad altro tempo. Nondimeno, alcuni giorni dopo, promessa la pace ai prefati ambasciatori, li licenzió. Ma i Langobardi, i quali erano assai affezionati alla regina Teodelinda la lasciarono in possesso della dignità reale, insinuandole eziandio a scegliersi per marito quello che più le piacesse fra i Langobardi, purchè fosse tale da saper utilmente governare il regno. Ed ella, richiesto il consiglio de’ più prudenti, scelse per marito e per re de’ Langobardi Agilulfo duca de’ Torinesi. E invero era questi uomo gagliardo, bellicoso, e sì d’aspetto come di animo attissimo al reggimento del

    la detta lettera si leggono le seguenti parole: Il nefandissimo Autarit nella prossima passata solennità Pasquale proibì che si battezzassero nella fede cattolica i figliuoli dei Langobardi; onde per questa colpa sua Divina Maestà lo fece morire (Murat. Rerum Italic. ib. p. 453.). Il citato Muratori (Annal. d’Ital. tom. cit. ibid. p. 537.) osserva circa il titolo di nefandissimo dato ad Autari, che i Romani così parlavano dei Longobardi, perchè troppe offese aveano ricevute: e che quantunque anche i Goti fossero Arriani, tuttavia di loro discorreano diversamente, perchè erano sudditi di essi.