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tosi il cielo, un albero, situato dentro i reali cancelli, fra un immenso fragore di tuoni, fu colpito da un fulmine. Agilulfo avea seco un certo giovine de’ suoi aruspici 1, il quale per arte diabolica conosceva ciò che presagisce di futuro il colpo della saetta. Costui adunque, che allora trovavasi celato collo stesso Agilulfo per soddisfare a certi naturali bisogni, così gli disse: La donna che or ora maritossi col nostro re, fra breve tempo diverrà tua moglie. La qual cosa egli ascoltando, minacciò di troncar a colui la testa, se di ciò avesse osato mai più d’aprir bocca. E quegli: Io, disse, posso essere ucciso, ma non potrà perciò cangiarsi il destino; perchè è certissimo, che questa donna venne alla nostra patria per esser congiunta con te in matrimonio. Il che vera-

  1. Altri aruspicinae peritum. I Germani, più che verun’altra nazione, osservavano gli auspicj e le sorti: Auspicia, sortesque ut qui maxime observant (Tacit. ibid. 10.). Ma ne’ loro costumi stava più di tutto l’osservare i nitriti e i fremiti de’ cavalli bianchi, alimentati nelle selve e intatti da ogni mortale fatica, come si può vedere in Tacito all’articolo sopra citato. È qui da notarsi, che l’aruspice di Agilulfo fece il presagio secondo la divinazione degli antichi Romani, cioè osservando la caduta del fulmine: il che prova che sì nella religione, come anco nella superstizione, alle opinioni de’ Barbari a poco a poco si conglutinavano quelle de’ popoli conquistati.