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principe di sopra si è ragionato. Questi a motivo della sua dignità fu chiamato Flavio, del qual cognome usarono felicemente in appresso tutti i re Langobardi. A’ giorni di lui, stante la restaurazione del regno, i duchi, ch’erano allora, offerirono ad uso della corona1 la metà delle proprie sostanze; affinchè sì il re, che i suoi ministri, e coloro che erano addetti al suo servigio ne’ diversi uffizj, avessero con che sostenersi2. Ma i popoli, aggravati dagli ospiti Langobardi, furon ripartiti fra quelli3. Per altro ciò che fa meraviglia si è, che nel regno dei detti

  1. Il testo regalibus usibus.
  2. Fu gran tratto di virtù di quei duchi il dare la metà delle loro sostanze pel mantenimento del re e de’ suoi uffiziali. Ma ciò teneva agli antichi usi Germanici. Tacito nell’opera citata cap. 15. dice che le città usavano spontaneamente di dare a’ principi armenti e frutti, il che offerto per onore, sovveniva anche ai bisogni: Mos est civitatibus, ultro ac viritim conferre principibus, vel armentorum, vel frugum, quod pro honore acceptum, etiam necessitatibus subvenit.
  3. II Muratori nota a questo passo: “Pare, che accenni, che ai popoli Italiani fu addossato il peso di mantenere i soldati Longobardi, e però li compartirono fra di loro”. Allora converrebbe fare una diversa interpunzione nel testo; il quale è così nella nostra edizione: Populi autem aggravati, per Langobardos hospites partiuntur. Converrebbe porre la virgola prima di aggravati.