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cumulato, l’imperatrice Sofia spesso lo rampognasse dicendo: Questo è un impoverir la Repubblica: Tutto quello che io ho ragunato in tanti anni, tu in poco tempo disperdi. E quegli: Io confido nel Signore, che non manchi mai moneta all’erario, finchè i poveri ricevano elemosina, e finchè si rediman gli schiavi: perchè dice il Signore, che questo è veramente un far grande tesoro. Accumulatevi i tesori pel cielo, dove nè la ruggine nè la tignuola li guasta, e dove i ladri non li scavano, e non li rubano. Di quelle cose adunque, che ci dona il Signore, facciamo tesori pel cielo, e il Signore degnerà d’aumentarcele sulla terra1. Intanto Giustino, dopo undici anni di regno, finì di vivere in quella pazzia nella quale era caduto. Or diremo, che le guerre da noi anticipatamente narrate, intraprese da Narsete patrizio contro i Goti ed i Franchi, ai tempi di costui sono accadute. Finalmente, travagliata Roma dalla fame ai giorni di Papa Benedetto, per le devastazioni dovunque fatte dai Langobardi, Tiberio diresse colà sulle navi dell’Egitto molte migliaja di moggi di frumento2, e così

  1. Il testo in saeculo.
  2. Il testo ha solamente multa millia frumenti.