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CAPO XXIV. 215

d’ogni ornamento, talvolta fregiati non senza molta cura all’esterno di prospetti architettonici, e nell’interno di sculture o di pitture allegoriche distese in sulle pareti; e tali in somma che per artificio mollo rassomigliano ai sepolcri egizj1. Altri ipogei di più regolare architettura sono edificati di grandi pietre spianate e pulite all’esterno come il bel monumento, detto di S. Manno, nel perugino2, ed altri di minor mole3: benchè superiore a tutti e in grandezza e in fabbricazione siasi la nobil tomba di Vulci, per l’innanzi ricordata4. La maniera più volgare però della sepoltura consisteva nel porre i corpi morti sotterra circondandoli di lastre di pietra, o di grandi tegoli, sui quali iscrivevasi con un ferro il nome del defunto. Ed ivi entro a tutti questi avelli, conforme al sacro rito funereo, racchiudevano i congiunti, secondo facoltà, tutto ciò che di più caro, o di più pregiato, servir poteva ad onorare l’estinto al momento di staccarsi da quello, e dargli un eterno a dio5. Se pure talune suppellettili di casa non si collocavano ancora nel monumento pel solo amoroso pensiero, che ciò era stato più adoprato, o più prezzato in vita, doveva aversi seco nella morte. L’uso più antico era di sep-

  1. Vedi tav. lxii-lxx.; Orioli, dei sepolcrali edifizi dell’Etruria media.
  2. Mus. Etr. t. iii. tav. 5.
  3. Vedi tav. lxxi. 3.
  4. Vedi tav. lxii. 1. Tom. i. p. 149.
  5. Aeternum vale.