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CAPO XXIV. 211

dall’Etruria in Roma: di colà vennero i cavalli per la corsa ed i pugili1. Ciascuna città onorava del pari i suoi iddii grandi e proiettori con siffatti giuochi ginnici insieme ed equestri: li praticavano con uguale apparato Vejenti2 e Ceriti3; nè solamente la corsa delle quadrighe e il pugilato, dati da Tarquinio in ispettacolo a’ suoi, ma mostrano di più le pitture stesse dei sepolcri di Tarquinia e di Chiusi, non ha guari tempo discoperte, che vi si costumavano altresì gli esercizi tutti della ginnastica nobilitata 4. Questi giuochi, primi principj dell’arte militare, e semi di valore, non erano solo de’ Greci: gli usavano Egizj, ne’ cui monumenti più antichi si veggono figurate consimili scene di ludi ginnastici, e similmente vi davan opera altri popoli civili, qual proprio istituto della giovanile educazione, perchè in afforzando il corpo conducevano pure al massimo incremento della forza morale. Per costume etrusco, dice Eratostene5, solean trattarsi quelle pugne al suono di tibie o di flauti. Lo confermano le mentovate pitture, ed altri monumenti, in cui tutte volte intervengono come ministri delle feste i subuli o trombettieri6:

  1. Ludicrum fiat, equi, pugilesque ex Etruria maxime acciti. Liv. i. 35.
  2. Plin. viii. 42.; Fest. v. Ratumena.; Plutarch. Poblic.
  3. Herodot. i. 167.
  4. Vedi tav. lxviii. lxx.
  5. Libro primo Olympionic. ap. Athen. iv. 13. p. 154.
  6. Vedi tav. liv. 2., lviii. 2., lxvii. lxviii. lxx.