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la catastrofe del monte cervino

a questa catastrofe del Cervino, e noi non ne sappiamo ancor nulla.... almeno credo....». Il silenzio del piccolo uditorio confermò quanto diceva il Giovannino a nome di tutti.

Ebbene, farò questa digressione, appunto per mostrarvi quanta parte ebbe l’imprudenza in quella luttuosa catastrofe.

» Il Monte Cervino, detto anche Matterhorn, quasi a 2 chilom. dalla cima più elevata del Monte Rosa verso ponente, sorge fino all’altezza di 4505 metri (secondo la misura che ne fece recentemente l’ingegnere Giordano), guardando con una faccia l’Italia, dall’altra la Svizzera. Sottostà dunque di 305 metri al Monte Bianco che arriva fino ai 4810 metri, e di 135 al Monte Rosa, suo vicino, che tocca i 4640.

» Ma se il Cervino fu scalato più tardi assai del Monte Bianco e del Monte Rosa, lo si deve soltanto alla forma del suo picco terribile, che dai campi dei ghiacci e delle nevi eterne si rizza di tratto e si slancia in forma di acuta piramide fino a più di 1000 metri. I pendii di questo corno, somiglianti a muraglie verticali, son così ripidi, che le nevi non vi si arrestano, o almeno non vi si possono accumulare; onde la montagna par bruna al confronto con gli altri monti nevosi, e specialmente col Monte Rosa che attrae così piacevolmente il nostro sguardo per la sua maravigliosa bianchezza.

» Il disegno che qui vedete, fedelissimo perchè tratto da una fotografia, basta a mettere i brividi a chi si figuri d’esser so speso lassù, avviticchiato a qualche ronchione, con lo sguardo che gli piombi per più di mille metri nell’abisso. Per questo il Cervino deluse ostinatamente, come ho detto, gli sforzi degli alpinisti più intrepidi; e se finalmente fu costretto a ricevere sulla neve ancor vergine l’orma del sovrano della terra, si fece per altro pagare assai caro la sua sconfitta.

» Nel 1865, l’inglese signor Whymper, una vera celebrità fra gli alpinisti, risoluto di farla finita una volta con questo nemico del suo genere, si associò nell’impresa tre altri suoi paesani, i signori Hadow e Hudson e il giovine lord Douglas. Con tre delle guide più famose dell’Alpi, Michele Croz, guida di Chamouny, e due Taugwalder padre e figlio, dopo sforzi inauditi, riuscirono a piantare in vetta al Cervino il vessillo della vittoria. Questo avveniva il 14 luglio. Nel giorno, nell’ora stessa, le guide italiane, capitanate dall’ingegnere Giordano, uno dei più arditi precursori dell’alpinismo in Italia, si erano spinte ad esplorare gli ultimi accessi della terribile cima, arrampicandosi pel declivio italiano, e