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noso che era desto immediatamente dalle ruote poderose del bastimento. Quelle due ruote sono trasformate in due fuochi d’artificio, in due girandole, che così belle non furon viste a Roma giammai1. Imaginatevi che quelle due ruote girassero entro un bagno di liquido argento, sollevando spume d’argento, e lanciando una procella di gocce e di getti d’argento. In mezzo a quel turbine argentino più vivaci e più fitte risaltavano le scintille e più spessi guizzavano i lampi. Di tratto in tratto da quel vortice di fuoco uscivano, come balestrati da una macchina infernale2, nembi di palle infocate, che, lanciate lontano, rotanti in seno alle onde, fluttuavano risplendenti e si dilatavano, quasi lune natanti3, e svanivano, sfumavano, come nubi che si sciolgono in nebbia leggerissima d’oro in faccia al sole cadente. E il bastimento si avanzava, quasi sorvolasse al mare sopra una nube di fuoco.

6. » Sempre fisso lo sguardo in quello spettacolo, e veramente rapito in estasi, mi trovai entro lo stretto che separando l’isola Palmaria dalla penisola di Portovenere, apre la via al golfo della Spezia. Le tenebre mi tolsero le incantevoli delizie di quel bacino, ma per compenso la fosforescenza marina si era fatta ancor più viva. Quando fummo a riva e scendemmo nella barchetta che doveva condurci a terra, potei finalmente cavarmi il gusto di osservare più davvicino quelle acque luminose, di toccarle.... Oh meraviglia! v’immergo il dito; e un anello di fuoco lo cinge sicchè istintivamente lo ritraggo, quasi avessi sentito una scottatura. Ma non era nulla: il dito gocciava acqua. Immergo la nano, scotendola fortemente; e la vedo agitarsi in un gorgo fiammante che si dilata, formando una larga cerchia di anelli concentrici, quasi di fuoco, che si allargano e si spengono, fondendosi col nero uniforme della superficie del golfo. Tutto scintillava. Ogni barchetta lasciava dietro di sè un solco di fuoco; i remi tuffandosi, sembravano rompere la pelliccola opaca che si di stende sopra una caldaja di piombo liquefatto, e uscivano dalle

  1. Sono famosi i fuochi d’artifizio che s’accendono a Roma intorno al Castel Sant’Angelo per celebrare popolarmente le feste di Pasqua e di S. Pietro.
  2. Furono chiamate macchine infernali certi congegni composti di molte bocche da fuoco, a cui una sola persona potesse dar la miccia ad un tratto, e che lanciassero così molte palle in una volta. Ne furono costrutte contro Napoleone I, e contro Luigi Filippo; ma le intenzioni degli ingegnosi assassini andarono deluse.
  3. E voce latina, che risponde alla voce italiana — nuotanti — ma questa significa il — nuotare — proprio degli animali; quella si adopera in senso traslato, a indicare per lo più il galleggiare di corpi inorganici; oppure si usa dai naturalisti come vocabolo scientifico. I poeti dissero natanti gli occhi del moribondo.