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192 serata xi

un’idea della vita che regna, dirò, al parossismo1, in seno a quegli abissi, che si direbbero l’impero del silenzio e della morte. Non sapete che ogni goccia d’acqua dell’Oceano è un piccolo mondo, ove si agitano migliaja e migliaja di esseri viventi?».

«Allora», ripigliò Giuseppina, «lasciamo da parte il pesce luna, e raccontaci della fosforescenza del mare».

«No, no»: gridò il Riccardo. «Voglio sapere come il pesce. luna risplenda di notte. È impossibile!».

«Sì, risplende. Anch’esso rappresenta appunto la sua parte sulla gran scena della fosforescenza marina. Vedrai che non mi dimentico del tuo pesce-luna. Lasciami però prima parlare in genere della fosforescenza. Il fenomeno, a quanto narrano i naviganti, riesce assai brillante sotto la zona torrida, tuttavia ha luogo, e si può gustare assai anche nei nostri mari. Io lo osservai nel golfo di Napoli, in quello di Levanto sulla riviera di Genova, e fin nel Mare del Nord, navigando da Ostenda2 a Londra; poichè dopo la tempesta che vi ho descritta, trovai sempre il mare così ben disposto in mio favore che, se non avessi avuto quel primo saggio del suo mal umore, sarei tentato di credere esagerato quanto si narra degl’implacabili furori di quell’elemento. Più brillante però d’ogni altra volta mi si affacciò lo spettacolo della fosforescenza, nel navigare da Genova alla Spezia.

4. » Nel settembre del 1865 dovetti recarmi al Congresso dei naturalisti, pel quale in quell’anno era fissata la geniale città della Spezia. M’ero imbarcato sull’Espresso, un piccolo battello a vapore, gentile, smilzo, svelto come un dardo. Il mare era tranquillissimo, movendosi soltanto in certe onde larghe, morbide, lisce, che gli davano l’aspetto di una gran vasca d’olio fluttuante. Il sole era prossimo al tramonto. Il battello filava dritto quasi rasente il lido. Oh come è bella quella riviera di Levante, che ci si spiegava davanti quasi una tela senza fine, dipinta a paesaggio! Genova, a somiglianza di maestosa regina, sembrava aver disteso lungo il lido l’interminabile strascico di un manto pomposo, formato da quella striscia non più finita di case, di ville, di paesi, che si specchiano in mare, e si projettano

  1. È vocabolo greco, e significa eccitamento, irritazione, esasperazione. Lo usano specialmente i medici per indicare il massimo aggravamento d’una malattia; talvolta per indicare l’assalto della febbre, che dicono anche l’accesso. Fuori di medicina può con parsimonia adoperarsi, come qui, a significare il massimo eccitamento di qualsiasi azione o passione.
  2. Cercatela lungo la marina del Belgio.