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190 serata xi


«Al Museo», osservò Riccardo, «ve n’ha uno piccino, e un altro grosso grosso. Saranno due specie diverse?».

«Non credo punto; sarebbe come dire che tu, piccino, ed io grande e grosso, apparteniamo a due specie diverse. Ti pare?... Vi hanno però degli individui che crescono assai più che l’esemplare del Museo. Se ne citano della lunghezza di un metro e mezzo, e del peso di 150 chilogrammi e più....».

«Si sa che cosa mangia il pesce-luna?» chiese Pierino.

«Un po’ di tutto. Si nutre di piccoli pesci, di molluschi, di vermi, di alghe marine».

«E lui è buono a mangiarsi?» aggiunse Pierino.

«I pescatori non si curano di andarlo a cercare. Se capita se lo pigliano, perchè alla fine è roba da mangiare. Ma la sua carne è grassa, vischiosa, di odore disaggradevole».

«Come nuota?» chiese Peppino; «perchè a vederlo così tondo come l’O di Giotto, quasi si direbbe non possa nuotare, che come una zucca dondolata dall’onda».

«No, no; non hai visto bene. La sua forma essendo quella di un disco, quasi di una lente col labbro tagliente all’ingiro, è atta più che altra mai a fendere le onde. Poi non hai notato quelle due lunghe pinne, l’una sul dorso, che si chiama dorsale l’altra sotto il ventre, che chiamasi anale, così lunghe, così puntute? Devono essere due remi eccellenti. Infine il pesce-luna, nuota al pari degli altri pesci, così ritto come il vedeste al Museo. Dev’essere pur bello, il vederlo solcare le onde, e nelle sue rapide svolte, presentare alternatamente le faccie del suo lucido disco, lampeggiante come uno scudo d’argento!».

«Allora dovevan chiamarlo pesce-sole», disse Riccardo.

«Ed io», gridò sghignazzando Carlino, «l’avrei detto pesce-padella».

Bada, Carlino, che vi fu già quel tale, che aveva scambiato la luna per un tegame. Diacine! Un po’ di poesia!... Pesce-sole... questo mi sonerebbe meglio, se non fosse....».

«Va bene, zio?» volle soggiungere Riccardo, ringalluzzito dalla mia approvazione. «La luna non si vede che di notte, e il pesce-luna non luccica che di giorno: di notte non si può vedere».

«E se il pesce-luna risplendesse anche di notte, e tanto meglio di notte, quanto il bujo è più fitto?».

«È impossibile!» esclamò Riccardo, quasi offeso ch’io volessi menomargli il vanto della sua pensata.