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spettacolo!... Avevo letto tante volte degli squarci, ove si descrivono tempeste di mare. Tutte quelle descrizioni sono, dirò così, stereotipe1: inevitabile vi è poi il paragone delle onde colle montagne. Anch’io, se dovessi pubblicare la descrizione della tempesta di cui vi parlo, troverei inevitabile questo paragone. Io non so ancora comprendere come una tempesta, in fondo assai ragionevole, e già sul calmarsi, anzi già sensibilmente rabbonita, abbia potuto pareggiare, dirò anche superare quell’ideale, che io mi ero formato leggendo descritte le più spaventose procelle.... parevami di essere.... non esagero.... in cima alle Alpi, di vedere (come lo vidi, per esempio, dal Piz Langard nell’Engadina2) quel complesso di creste, il quale, alla sua volta, vorrebbe essere paragonato col mare ondoso. L’aspetto il colore è lo stesso; una tinta di zaffiro, e le somme creste bianche, candide.... e il tutto dipinto, fuso nel fondo azzurro, quieto, immenso del cielo. Ma là, sulle Alpi, sono onde immobili, fisse, petrificate; qui sul mare sono mobili; montagne che s’inseguono, scompajono, si rifanno, si rimutano senza posa. Talora il bastimento poggiava sulla cresta spumeggiante di una di quelle liquide montagne, e lo sguardo libero spaziava sull’immenso mare, scorgeva le bianche vele, quasi tese sulle onde, di lontani vascclli; e andava a posarsi sulla terra disegnata da una gran lingua di nubi sul remoto orizzonte, ultime reliquie della notturna procella. Poi a modo di chi sdrucciola da un ripido pendio, mi trovavo in fondo a una valle, fiancheggiata da liquide rupi, dominata da vette spumeggianti, ove si frangevano nei colori dell’iride i raggi del sole. Era uno spettacolo indescrivibile.... I grandi piaceri, le grandi commozioni, non sogliono esser con cesse che in premio al coraggio, e come corona degli sforzi più generosi. Ma quanto mi parve smisurato il godimento in paragone del lieve mal essere che mi era costato!... Basta.... la terra si avvicina.... già scorgesi distintamente il faro di Livorno.... siamo presso al porto; l’onda flagella, e scavalca le dighe; ma il piroscafo lo imbocca sicuro, e siamo entro il recinto appena agitato per la comunicazione del moto propagato dall’onde, che

  1. Voce greca, da stereos (solido) e typos (impronta) che indica, una foggia particolare di stampare. In essa i caratteri di ciascuna pagina son tutti uniti da piede in una sola massa di getto. Ogni pagina quindi è tutta d’un pezzo, e non si può scomporre, ma serve, tale quale, per molte edizioni di seguito, non vi si potendo più mutar nulla.
  2. Valle dell’Inn (anticamente Eno) nel cantone dei Grigioni, in Svizzera, fra l’alto bacino del Reno, e la Valtellina.