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II

SONETTI


I

Ad Enrico terzo di Francia, che, partendo da lei, volle gradire un suo ritratto, in ricordo.

     Come talor dal ciel sotto umil tetto
Giove tra noi qua giú benigno scende,
e perché occhio terren dall’alt’oggetto
non resti vinto, umana forma prende;
     così venne al mio povero ricetto,
senza pompa real ch’abbaglia e splende,
dal fato Enrico a tal dominio eletto,
ch’un sol mondo nol cape e nol comprende.
     Benché sì sconosciuto, anc’al mio core
tal raggio impresse del divin suo merto,
che ’n me s’estinse il natural vigore.
     Di ch’ei di tant’affetto non incerto,
l’imagin mia di smalto e di colore
prese al partir con grato animo aperto.