Pagina:Spinoza - L'Etica - Paravia, 1928.pdf/76


— 60 —
ci rappresentiamo il sole così vicino perchè ignoriamo la vera sua distanza, ma perchè l’affezione del nostro corpo involge l’essenza del sole unicamente in quanto il nostro corpo è affetto dallo stesso. (Et., II, 35, scol.).

Anche il sistema delle nostre idee imperfette non è tuttavia un caos sconnesso: in quanto l’imperfezione loro è solo una deficienza, ciò che hanno di vero e di positivo procede da Dio con la stessa necessità con cui ne procede il sistema delle idee adequate: il che fa sì che anch’esse hanno una concatenazione empirica ne­cessaria, che è un riflesso della concatenazione divina (prop. 36).


VII. — La possibilità della conoscenza vera.


Nelle prop. 37-47 Spinoza tratta della conoscenza vera e della sua possibilità nell’uomo. Se tutte le idee fossero tali da poter essere isolate dalla concatenazione divina e perciò esser rese mutile e confuse, non vi sa­rebbe per noi speranza di salute: donde avrebbe inizio per noi la conoscenza della verità? Ma vi sono idee tali che nemmeno la nostra radicale imperfezione può tra­sformare inadequate e queste sono le idee che non possono venir ristrette ad un’essenza particolare e perciò non possono venir isolate dalla concatenazione divina: le idee degli attributi e della sostanza divina, che sono il fondamento di tutte le idee particolari.

Prop. 38. Quello che è comune a tutte le cose e si trova in maniera uguale nella parte e nel tutto non può venir concepito che in modo adequato.

Dimostrazione. Sia A qualche cosa che è comune a tutti i corpi e che si trovi egualmente nel tutto e nella parte d’un corpo qualunque. Io dico che A non può essere concepito che adequatamente. Infatti l’idea sua sarà necessariamente ade­quata in Dio, sia in quanto Dio ha l’idea del corpo umano, sia in quanto ha le idee delle affezioni del corpo, le quali involgono