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stere indefinitamente; perchè si cancelli, è necessario intervenga in noi un’altra azione, un altro stato. Quando in noi, scomparso l’oggetto, persiste l’imma­gine illusoria, l’errore non sta nell’avere l’immagine dell’oggetto, ma nel non avere l’immagine di ciò che ha sospinto l’oggetto fuori della cerchia dell’esistenza reale: questa immagine darebbe alla prima il suo vero carattere di semplice rappresentazione memorativa. Che anzi il conservare l’immagine degli oggetti non più presenti, conoscendone la non esistenza, è un atto di potenza della mente e come un tentativo di tenere pre­sente anche ciò che cade fuori della limitata sfera del­l’esperienza immediata. Queste immagini sono certo meno vive di quelle delle cose presenti: ma in sè sono della stessa natura di queste e non vi è alcuna essen­ziale differenza tra l’immagine attuale e quella di cose puramente ricordate o immaginate.

Inoltre così comprendiamo chiaramente quale differenza vi sia, per es., tra l’idea di Pietro, che costituisce l’essenza della mente sua, e l’idea dello stesso Pietro che è in un altro uomo, per es., in Paolo. Quella esprime direttamente l’essenza del corpo di Pietro, nè involge l’esistenza se non fino a quando Pietro esiste: questa invece esprime più la costituzione del corpo di Paolo che la natura di Pietro; e perciò finché permane quella data costituzione del corpo di Paolo, la mente di Paolo, sebbene Pietro non esista, lo contemplerà come se fosse ancora presente. Per ritenere il linguaggio comune chiameremo le affe­zioni del corpo umano, le cui idee ci rappresentano le cose esterne come presenti, immagini delle cose, sebbene non ripro­ducano punto la figura delle cose. E quando la mente contempla i corpi in questa maniera, diremo che essa immagina. E qui, per cominciar a indicare che cosa è l’errore, vorrei far notare che le immaginazioni della mente in sè considerate non con­tengono errore: cioè che la mente, in quanto immagina, non erra; ma solo erra in quanto è considerata priva di quell’idea, la quale esclude l’esistenza di quelle cose che essa immagina come presenti. Perchè se la mente, quando s’immagina le cose non esistenti come presenti, sapesse nello stesso tempo che le