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corpo è atto ad agirete patire molte cose ad un tempo, tanto più la sua mente è atta ad apprendere simultaneamente molte cose; e quanto più le azioni d’un corpo dipendono da esso solo e quanto meno gli altri corpi concorrono con esso nell’agire, tanto più la sua mente è atta a conoscere distintamente. (Et., II, 13, scol.).

I modi estesi più semplici si connettono fra di loro in sistemi complessi di vario grado: i corpi. Ogni mu­tamento che avviene in questa serie è sempre determi­nato da altre cause corporee. Parallelo al mondo degli estesi è il mondo dei pensieri, che si connettono anch’essi in sistemi complessi: l’anima nostra è un si­stema d’idee perfettamente corrispondente al nostro sistema corporeo. Essa rispecchia in sè il corpo e la serie dei suoi mutamenti: ma nello stesso tempo ri­specchia anche se stessa, ha coscienza del suo essere: questa coscienza riflessa costituisce l’idea mentis, di cui Spinoza ci parlerà più innanzi. E come il nostro corpo è connesso col resto dei corpi, così la coscienza nostra è connessa, per la conoscenza, con la coscienza che di sè ha il mondo: la perfezione di questa cono­scenza è correlativa alla perfezione del corpo. Anche la serie dei mutamenti che avvengono nella serie spirituale è una serie chiusa: la conoscenza non è un effetto di azioni corporee e la verità sua non dipende dalla corrispondenza con l’oggetto, ma procede dalla perfe­zione sua intrinseca come atto spirituale. Quindi nè il corpo agisce sullo spirito, nè lo spirito sul corpo: tutte le attività corporee sono l’effetto di altre attività cor­poree antecedenti. Spinoza difende qui il paradosso del parallelismo: e cioè che tutti gli atti, per cui, per es., un pittore dipinge od un poeta scrive, hanno il loro antecedente in altre attività fisiche del corpo, non nella attività spirituale.

Sebbene le cose stiano, senza dubbio, a questo modo, credo tuttavia che, a meno di provarlo con l’esperienza, gli uomini difficilmente s’indurranno ad esaminare questo punto senza pre­-