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l’ente di ragione non possono annoverarsi fra gli enti» (Cog. met., I, 1).

Prop. 30. L’intelletto, finito o infinito in atto, deve compren­dere gli attributi e le affezioni di Dio e niente altro.

In secondo luogo Spinoza estende la stessa verità anche alla volontà, la quale non è una facoltà crea­trice di alcunché di nuovo: anche la sua azione fa parte dell’azione risultante dall’azione divina e si in­serisce in essa come un momento necessario.

Prop. 32. La volontà non può dirsi causa libera, ma soltanto necessaria.

Qui Spinoza accenna soltanto di passaggio al pro­blema della libertà, sul quale si estenderà maggior­mente più innanzi. — Nei corollari della prop. 32 e nelle prop. 33-36 egli applica queste conclusioni anche alla totalità della realtà in rapporto all’azione divina e si preoccupa di purificare il concetto dell’azione di­vina da ogni rappresentazione antropomorfica. Data la unità della sostanza e la necessità della processione delle cose dalla sostanza, è evidente che le cose non potrebbero procederne in altro modo o in altro ordine da quello in cui procedono (prop. 33). Perchè se si sup­pone che Dio potesse anche produrle altrimenti, si sup­pone con ciò che anche la volontà e l’intelletto di Dio, e così la sua essenza, potrebbero essere altri da quello che sono (ib., scol. 2). La potenza di Dio coincide quindi con la sua essenza e tutto ciò che è nella sua potenza esiste necessariamente (prop. 34-35). Come per converso l’essenza coincide con la potenza e perciò in Dio e in ciò che ne procede tutto è attività e creazione continua (prop. 36).

Prop. 33. Le cose non hanno potuto essere prodotte in altro modo od in altro ordine da quello secondo cui sono state prodotte.

Prop. 34. La potenza di Dio è la stessa sua essenza.