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l’attributo, che diciamo pensiero, contiene in sè, come oggetto, l’essenza formale di tutte le cose... E poiché Dio, o la Natura, è un essere, del quale possono venir predicate infinite proprietà e che contiene in sè le es­senze di tutte le cose create, deve prodursi necessaria­mente nel pensiero un’idea infinita, che abbraccia in sè come oggetto l’intiera Natura, tale quale è realmente in sè... Perciò noi abbiamo chiamato quest’idea figlia di Dio o immediata creatura di Dio, perchè essa con­tiene in sè come oggetto l’essenza formale di tutte le cose, senza subire aumento nè diminuzione. E que­st’idea è necessariamente una perchè tutte le essenze delle proprietà [cioè degli attributi] e delle determi­nazioni in esse comprese costituiscono l’essenza d’un unico, infinito essere». — Il secondo modo primitivo, corrispondente all’attributo dell’estensione, è il movi­mento, o meglio la somma totale dei movimenti del mondo esteso, che, sebbene si ripartisca in ogni istante in un modo diverso, rimane sempre la stessa. — Da queste essenze prime derivano poi i modi eterni deri­vati, cioè le essenze eterne delle cose, le res fixæ et æternæ, che nel Trattato dell’emendamento dell’intel­letto Spinoza oppone alle cose singolari e mutevoli.

Nonostante questa distinzione, Dio è però sempre causa diretta ed esclusiva di tutte le cose, perchè, come causa immanente, anche nei modi eterni derivati è ed opera direttamente (Et., I, 28, scol.). Come causa im­manente, Dio li costituisce con l’essenza propria: le essenze delle cose non sono sostanze che siano fuori di lui, ma affezioni, modi della sostanza divina (Et., I, 25, coroll.).

L’insieme di questi modi eterni ed infiniti proce­denti dall’essenza divina costituisce ciò che Spinoza (con espressione scolastica, che risale ad Averroè e ri­corre, fra altri, anche in Tommaso d’Aquino e in Bruno) chiama natura naturata, in opposizione a Dio, come unità e causa immanente di questi modi, che è la natura naturans.