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che esiste per un’eterna necessità della sua natura. E quindi in Dio non vi è ragione di distinguere l’essenza dall’esistenza (prop. 20).

Prop. 19. Dio, cioè tutti i suoi attributi sono eterni.

Prop. 20. L’esistenza e l’essenza di Dio sono una sola e medesima cosa.

Un essere particolare e limitato, pensato isolatamente non implica per nulla la necessità della sua esistenza attuale e concreta: esso, per il fatto stesso che è limitato, soggiace all’azione di cause esteriori limitanti, dalle quali dipendono il suo esistere e il suo non esistere nel tempo. Si crea così, nel rispetto di tutti gli esseri limitati, una specie di dissidio, di dua­lità fra l’essenza e l’esistenza. L’essenza di ogni cosa, anche limitata, è un principio eterno, un modo infinito ed eterno, che, come tale, partecipa della stessa. eternità divina dalla quale non può essere scisso. Ma non perciò essa è sempre presente nel tempo, nel mondo della nostra esperienza, dove (per difetto della nostra esperienza, che è sempre un conoscere mutilo e con­fuso) ora appare come presente, esistente, ora come non esistente, come esistente solo potenzialmente nelle sue cause. Quindi è possibile, per le cose limitate, una conoscenza, anche vera, delle loro essenze, che è una sem­plice conoscenza astratta, senza alcuna corrispondenza nella realtà esistente. Come, per es., quando io penso «Alessandro Magno»: rappresentazione vera, ma che non ha il suo corrispondente oggetto nel mondo del­ l’esistenza attuale. Invece, per il concetto della so­stanza, questa dualità non è possibile. Sarebbe una contraddizione logica, si è veduto, pensare la sostanza come un’astrazione del nostro pensiero: essa è anzi sempre presente, perchè in tutto ciò che è presente ed esiste, solo la sostanza esiste. Perciò non vi è, in vero senso, esistenza per la sostanza, ma perennità sempre uguale: la sua esistenza è l’eternità, è la sua essenza sempre uguale ed eternamente presente.